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Ambiente, aereo spia sovietico per misurare inquinamento

Si chiama M-55 Geophysica, l’ex aereo spia sovietico riconvertito ad usi scientifici che domani partirà alla volta di Siviglia e poi dei tropici per rilevarne l’inquinamento atmosferico. Il velivolo, gestito dal consorzio europeo Geophysica-GEIE e diretto dal Consiglio nazionale delle ricerche, rappresenta oggi il più grande laboratorio volante esistente al mondo per lo studio dei cambiamenti climatici: andrà ad analizzare una zona di convezione di gran parte degli "scarichi" provenienti dal nostro pianeta, come dimostrato dall’anello di gas, che avvolge proprio la fascia equatoriale-tropicale, osservato per la prima volta dalla stazione scientifica Cnr sull’Himalaya, a 5.000 metri di quota.
Rilevare le caratteristiche chimico-atmosferiche di quest’area sarebbe particolarmente utile per la comprensione dei cambiamenti climatici di tutto il pianeta. Per farlo verrà utilizzato il più grande laboratorio volante esistente al mondo: un aereo che vola a 21 mila metri di altezza, in ogni condizione di tempo, anche nell’occhio di un ciclone, ed è in grado di trasportare attraverso lo strato di ozono quasi 2 tonnellate di strumentazione che funzionano automaticamente: caratteristiche che ne fanno forse l’unico velivolo in grado di resistere a determinate condizioni atmosferiche. L’aereo, è di proprietà dell’azienda aeronautica Myashsischev design bureau (MDB) e diretto da Leopoldo Stefanutti del Cnr. Vi fanno parte, l’Agenzia spaziale italiana, l’Istituto di ottica applicata, la società Ers srl, l’Agenzia spaziale tedesca e i centri di ricerca tedeschi Forzungszentrum Jülich e Forzungszentrum Karlsrue. Saranno tre le tappe di M-55 Geophysica: domani partirà per Siviglia, poi verso il Brasile, con destinazione Recife e, infine, Arcatuba, base vicina a San Paulo, utilizzata per le missioni nella fascia tropicale.
"Le zone tropicali – spiega Roberto Azzolini coordinatore del progetto Polarnet del Cnr – sono particolarmente importanti per i cambiamenti globali, ma le misure a queste latitudini sono molto più complesse che altrove a causa delle turbolenze che interessano l’atmosfera, inclusi i cicloni. I forti moti convettivi provocano una veloce immissione in stratosfera delle sostanze inquinanti. Il flusso che sale a queste latitudini va poi a ricadere nelle aree polari, dove si chiude il cerchio degli scambi atmosferici. Le sostanze che porta con sé, quali ad esempio i composti del bromo e del fluoro, i clorofluorocarburi, sono una minaccia per lo strato di ozono, gas che ci protegge dalla pericolosa radiazione ultravioletta UV-b ed ha importanti effetti sulla temperatura dell’atmosfera. L’inquinamento è inoltre favorito dal forte irraggiamento che produce reazioni fitochimiche capaci di generare composti dannosi per l’ambiente. Va inoltre considerato che i paesi più industrializzati situati al limite della fascia tropicale sono spesso carenti di misure di protezione ambientale".
La missione avrà anche l’obiettivo di convalidare i dati raccolti da Envisat, il più grande e complesso satellite lanciato due anni fa dall’Agenzia Spaziale Europea ESA per lo studio della Terra. "Senza una validazione della strumentazione del satellite – conclude Azzolini – i dati rilevati non possono essere considerati affidabili e quindi utilizzabili per la comprensione dei mutamenti climatici in atto e l’enorme quantità di risorse impegnate non avrebbero alcuna ricaduta pratica". Nel 2002 e 2003 M-55 Geophysica ha sorvolato l’Italia, l’Artide, il nord della Svezia. Ora è la volta della latitudini tropicali.

Alessandro Giuliani

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