Ancora un massacro negli Stati Uniti, con 17 morti e numerosi feriti. Cosa pensare di questa America? Una cosa, innanzitutto. Che la cultura delle armi fa parte di quel paese. Attenzione, però. Si tratta di un costume connesso, come sempre, con un valore, quello dell’autodifesa.
Infatti, all’inizio della storia americana, troviamo un popolo fortemente coinvolto nella democrazia diretta e proteso nel dovere di tutelare il proprio territorio. Ma i nobili ideali delle origini sono soggetti ad involuzioni. Ed eccoci all’America di oggi, malata di nevrosi da grilletto.
Benedetta società italiana, nella quale, per anni, i fucili sono stati prerogativa di cacciatori e contadini e, dopo lo strascico delle violenze postbelliche, basate sull’omicidio facile (vedi il Triangolo rosso), la parentesi si è chiusa, e le armi sono scomparse dalla circolazione.
Che soddisfazione quando gli americani che vengono in Italia si meravigliano nel sentire che un uomo di quasi settantanni, quale io sono, non ha mai visto una pistola vera. Da quelle parti, te la regalano al compleanno o quando acquisti un’auto. Oppure basta entrare in un negozio … Ne esistono anche in versione rosa per le ragazze … Del resto, dicono, se tutti sono armati e tu no, diventi subito un bersaglio stimolante. Sparare in America è costume, come per noi mangiare pizze. Una curiosità. L’ultima moda dei miliardari americani è quella di permettersi lo sfizio costoso di abbattere, con proiettili di grosso calibro, un bufalo o un leone …
Sempre gli Americani, in visita ai nostri centri storici, fanno notare che per loro è una gioia sostare nelle piazze, camminare per le strade delle nostre città, senza timore. Da loro, invece, proiettili vaganti, quartieri malfamati e off-limits … Ed aggiungono: Voi avete paura di girare per i quartieri di Napoli, ma per noi americani, quella è una città vivibilissima … Come anche per noi, del resto.
E’ bello, per noi Italiani, poterci guardare attraverso l’occhio del forestiero, per capire cosa veramente siamo. Così, come è utile metterci al confronto con gli stili di vita degli altri popoli per comprendere qual è, ancora, nonostante tutto, il privilegio di vivere in Italia.
Intendiamoci, l’America è una grande nazione, con innegabili risorse ideative, morali, organizzative (che noi non abbiamo). Ma alcuni fattori ne diagnosticano la decadenza. E’ sempre più in crescita, infatti, il fenomeno di gente che da oltre l’Atlantico (o da sopra le Alpi) si trasferisce nel bel paese, attratta dal nostro modo di vivere. Cerchiamo allora di capire perché spesso, Americani colti e sensibili abbiano deciso di trasferirsi in Europa, riconoscendo la profondità umana e culturale del vecchio continente.
Sia chiaro. Elementi di declino sono abbondantemente presenti anche nel tessuto sociale, europeo ed italiano. In Italia, violenza, baby band, femminicidi, oltre alla mafia, alla corruzione, ed ora … anche le botte nelle scuole. Ma, in Italia c’è uno strato profondo che ancora resiste alla dissoluzione.
Noi Italiani siamo convinti che la nostra maggiore ricchezza antropologica consista nel triangolo: patrimonio artistico, stile alimentare, made in Italy. Dimentichiamo, però, che possediamo una quarta risorsa, non meno importante: il fattore umano, la relazione frontale, il modo di vivere.
Prendiamo, ad esempio, la famiglia, come dimensione di vita. Essa è qualcosa di tipicamente italiano. Esisteva da noi, già due secoli prima di Cristo, a differenza di altri popoli che avevano il gruppo tribale e non conoscevano le città. L’affetto premuroso verso i figli, una relazione nella quale è del tutto assente la logica dell’interesse, il mangiare insieme … queste cose sono Italia.
Non che tutte le famiglie italiane siano così. Ma, oltre Atlantico, il contrario è norma. Mette tanta tristezza, assistere alla scena consueta di una madre e di una figlia che, dopo aver consumato, in un locale, si dividono il conto. Ed è risaputo che, in America, o anche in altri paesi europei, quello di mangiare insieme è tutt’altro che un’abitudine. Ciascuno si confeziona un piatto e va a consumarlo in camera sua. Così com’è noto che, negli States, a 18 anni compiuti, un figlio, o se ne va o paga la pigione ai genitori. Gli americani restano increduli quando sentono che un ragazzo italiano telefona più volte al giorno ai suoi genitori. Certi figli, in America, non lo fanno neanche a Natale.
In America, i genitori partono dall’idea che ciò che guadagnano vada goduto personalmente e speso fino all’ultimo spicciolo, senza risparmio, e senza lasciare nulla ai figli. I quali devono arrampicarsi da soli, ricominciare da capo. E’ la centralità del dollaro. Del resto, la prima cosa che chiede un americano ad un europeo è: “Quanto guadagni? Che lavoro fai?” … Che significa: Di quanto puoi disporre … quanto vali dal punto di vista sociale … Infatti, per loro, il lavoro non è mai qualcosa che si fonde con l’identità di una persona e dà senso alla vita, ma è solo lo strumento per far soldi e per affermarsi. Affermarsi, non realizzarsi umanamente.
A questo punto, mi arrischio a fare due notazioni sulla cultura americana:
La prima, a livello cognitivo. Un certo numero di americani (e di altri popoli, come gli scandinavi abituati a vivere tra gli scenari naturali) non possiede gli strumenti per comprendere cosa sia una città storica. Ad esempio, in una città come Venezia, è usuale lo spettacolo di gruppi di americani che scendono da grosse navi sul Canal grande e, passando per piazza san Marco, senza lanciare un minimo sguardo al Palazzo Ducale o alla Basilica, s’infilano nell’Hard Rock Cafè, posto dietro la piazza, a trangugiare un cocktail dietro l’altro.
Ed allora, lo dico: Italia, tieni duro. Non gettare alle ortiche la tua gloriosa pedagogia formativa ed umanizzante. La scuola non è innanzitutto professionalizzante.
La seconda notazione è a livello emotivo. C’è come un blocco nell’uomo anglosassone che gli rende difficile manifestare emozioni quali gioia, amore, rabbia … Mi ha colpito l’episodio del giovane italiano che avendo avuto un momento di collera con la sua ragazza americana, l’ha ferita in modo sconcertante perché a lei mancava il codice espressivo della tragedia greca, basato sulla passione e sull’ira. Ed un grande oratore come Winston Churcill, anche nel momento più “focoso” del suo discorso in parlamento, a noi Italiani sembra freddo e piatto.
America! Torna all’idealità dei padri puritani! E noi, Italiani, apriamo gli occhi. Abbiamo ancora una missione da compiere. Il mondo ha fame d’Italia. Siamo ricchi di valori e non lo sappiamo.
Luciano Verdone
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