Rischiare di prendersi il tumore ai polmoni per andare a scuola. L’incredibile vicenda accade a Roma, dove da oltre due anni i genitori degli alunni dell’istituto paritario Villa Flaminia si battono per ottenere la rimozione dell’enorme quantità di amianto, materiale altamente cancerogeno che mette a rischio la salute dei loro figli come quella degli abitanti del quartiere Flaminio. E’ notizia di questi giorni che il Tribunale di Roma potrebbe imporre all’Agenzia del Demanio, alla presidenza del Consiglio ed ai ministeri della Difesa e dell’Interno, di rimuovere urgentemente l’amianto. Che non si tratti di un falso allarme lo dimostra il fatto che il giudice ha anticipato l’udienza di un mese, dal 7 luglio al 4 giugno.
Ma come è possibile che nel 2009 un istituto scolastico possa far correre questo tipo di rischio alla popolazione, a cominciare da alunni e personale?
La pericolosità, in effetti, non deriverebbe proprio dai locali della scuola primaria: la”fonte” sarebbe nei quasi 25mila metri quadri di eternit-amianto che coprono i fatiscenti capannoni delle ex caserme militari di Via Guido Reni, di proprietà dell’Agenzia del Demanio. Il problema si pone perché questi capannoni si trovano ad appena 10 metri dalle aule in cui studiano 1.200 bambini, seguiti da oltre cento tra insegnanti ed personale Ata del “Villa Flaminia”.
Sulla pericolosità del materiale non sembrano esservi dubbi: a sancirla è stata anche una perizia eseguita per ordine del Tribunale di Roma dall’Università di Tor Vergata. Dalle analisi è emerso che usando il punteggio da 21 a 27, adottato dall’Organizzazione mondiale della sanità, gli “inquilini” dell’istituto “Villa Flaminia” sono sottoposti ad un livello di rischio 25, che impone la rimozione del materiale tossico entro sei mesi.
Questo perché l’eternit è un materiale, molto utilizzato in passato, che da tempo è stato riconosciuto cancerogeno. E già da oltre 15 anni, dal 1992, vietato in Italia.
Per il comitato di genitori che protestano contro l’inerzia dello Stato riguardo questa situazione “quella accanto al Villa Flaminia è la maggiore concentrazione di amianto attualmente conosciuta a Roma: come dimostrato dalla perizia, il materiale che copre le ex caserme è in stato di disfacimento, e la dispersione nell’aria delle polveri di amianto è già iniziata”.
Una dispersione che secondo la scienza è causa di micidiali malattie, come l’asbestosi, il cancro ai polmoni, il mesotelioma. Già nel maggio 2007 i genitori scrissero al sindaco Veltroni, al Prefetto Achille Serra, al Direttore dell’Istituto Superiore Di Polizia, Mario Esposito, al presidente del secondo Municipio, Guido Bottini, al Direttore generale della Asl Roma A, Carlo Saponetti, e al Direttore del secondo Distretto, Fabio De Angelis, segnalando il problema e chiedendo di verificare la situazione. Nulla però accadde ed i genitori si rivolsero alla stampa. Solo dopo la pubblicazione di diversi articoli di denuncia (3 giugno 2007) le autorità iniziarono ad interessarsi del problema.
“Il 13 dicembre del 2007 l’allora ministro della Difesa, Arturo Parisi, scriveva al vicepremier Francesco Rutelli, ammettendo la pericolosità del materiale per la salute della popolazione, e impartendo “immediate disposizioni per l’appalto dei lavori, volti alla rimozione completa dei manufatti”. Nel febbraio 2008 l’appalto è stato assegnato alla ditta Nuova Super Iride, che non ha mai avviato i lavori. Per questo motivo, dopo nuove inutili insistenze, nell’ottobre del 2008 i genitori degli scolari si sono rivolti al Tribunale di Roma. Il giudice potrebbe ora obbligare la rimozione immediate delle parti tossiche della ex caserma.
Ma in Italia si deve proprio aspettare un intervento coatto, derivante da una sentenza di un tribunale, prima di scongiurare un pericolo così evidente? E non solo: anche i fermi sostenitori del diritto all’istruzione non dovrebbero,di fronte ad una situazione come quella di Roma, dare la precedenza assoluta a quello alla salute?