Amnesty International lancia l’appello, dopo l’invasione da terra della Striscia di Gaza da parte delle truppe militari israeliane iniziate nella notte tra il 17 e 18 luglio: “C’è bisogno di un’urgente azione internazionale per proteggere le popolazioni civili di Gaza e d’Israele da ulteriori crimini di guerra”.
“Nei loro incessanti attacchi aerei contro Gaza, le forze israeliane hanno mostrato flagrante disprezzo per le vite umane e le proprietà personali, che secondo il diritto internazionale umanitario devono essere protette”.
Prima delle operazioni di terra, spiega Amnesty, l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari contava già l’uccisione di circa 240 palestinesi (almeno 171 dei quali erano civili, tra cui 48 bambini e 31 donne) e un civile israeliano, ma secondo dati più aggiornati, tra i morti ci sarebbero altri 30 uccisi dall’inizio dell’offensiva di terra. “Colpire i civili e lanciare attacchi contro proprietà civili non può essere giustificato. Entrambe le parti, che hanno ripetutamente e impunemente violato il diritto internazionale, devono essere chiamate a rispondere delle loro azioni e il primo passo in questa direzione è un’indagine internazionale disposta dalle Nazioni unite”.
Secondo Amnesty, a seguito degli attacchi israeliani, sono oltre 1.780 le abitazioni completamente distrutte o rese inabitabili e 10.600 gli abitanti di Gaza che sono rimasti senza casa.
A loro volta, i razzi lanciati da Gaza hanno danneggiato proprietà civili israeliane. “Il 10 luglio – spiega Amnesty -, un attacco contro il campo rifugiati di Khan Younis ha ucciso otto membri della famiglia di Mahmoud Lufti al-Haji e ferito altri 20 vicini. L’attacco non era stato preceduto da alcun avviso”. A raccontare l’accaduto ad Amnesty, uno dei due sopravvissuti: “Ho visto mio zio uscire di casa col corpo di mia madre in braccio – racconta all’organizzazione il sopravvissuto all’attacco -. Stava correndo. Io urlavo che volevo vedere mia madre. Poi sono andato all’ospedale per vedere se era sopravvissuto qualcuno. Ho trovato mio fratello Tareq ancora in vita, ma dopo è morto. Ho avuto un attacco di panico e hanno dovuto farmi delle iniezioni per calmarmi.
Attaccare deliberatamente un’abitazione civile è un crimine di guerra, “Il crescente livello di distruzione delle abitazioni civili, in alcuni casi con interi nuclei familiari all’interno, mette in luce un preoccupante schema di ripetute violazioni delle leggi di guerra”.
Secondo Amnesty, inoltre, “le autorità israeliane non hanno fornito informazioni per giustificare attacchi di questo tipo. Fino a quando non lo faranno, questi attacchi costituiranno crimini di guerra e una punizione collettiva. Anche se all’interno si trovasse un membro di un gruppo armato palestinese, un attacco contro un’abitazione civile in cui è presente un’intera famiglia costituirebbe un attacco sproporzionato”.
Secondo l’organizzazione, gli attacchi israeliani hanno inoltre causato “enormi danni alle infrastrutture idriche e sanitarie in tutta la Striscia di Gaza. Tre operai sono stati uccisi mentre cercavano di effettuare una riparazione e le continue ostilità hanno reso troppo pericoloso continuare i lavori in molte zone. Il 16 luglio, le Nazioni Unite hanno reso noto che 900.000 persone (la metà degli abitanti di Gaza) non ricevevano acqua. I danni ai servizi fognari e per il trattamento dei rifiuti, col conseguente rischio di contaminazione delle riserve idriche, hanno creato un’emergenza sanitaria”.
“Le infrastrutture di Gaza sono sull’orlo del collasso e le conseguenze della continua mancanza di acqua potabile potrebbero essere catastrofiche”.
Dall’inizio del conflitto, inoltre, almeno 84 scuole e almeno 13 strutture sanitarie sono state costrette a chiudere. Il 17 luglio, il centro di riabilitazione al-Wafa di Shuja’iyyeh e’ stato colpito per la seconda volta e distrutto, dopo che il personale era stato costretto a evacuare tutti i pazienti. “Invece di colpire strutture sanitarie in violazione del diritto internazionale, le forze israeliane devono proteggere medici e pazienti e assicurare che i feriti possano raggiungere i centri ospedalieri a Gaza e, se necessario, altrove”. Per Amnesty, Israele ed Egitto devono assicurare che le forniture mediche e di soccorso arrivino con continuità nella Striscia di Gaza.
Amnesty punta il dito anche contro Hamas e i gruppi armati palestinesi. “Stanno a loro volta violando in modo flagrante il diritto internazionale e mettendo in pericolo la popolazione civile – denuncia l’organizzazione -. Il 16 luglio l’Unrwa (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi) ha scoperto 20 razzi nascosti in una scuola della Striscia di Gaza. Almeno 22.900 civili sono sfollati e molti si sono rifugiati in 24 scuole gestite dall’Unrwa”.
“I gruppi armati palestinesi di Gaza non devono ammassare munizioni in aree residenziali o usarle come base di lancio dei loro attacchi. L’ala militare di Hamas e gli altri gruppi palestinesi, che finora hanno lanciato indiscriminatamente oltre 1.500 razzi contro Israele, devono porre fine a questi crimini di guerra”. Alle Nazioni unite, infine, Amnesty chiede d’imporre un embargo sulle armi nei confronti di tutte le parti coinvolte nel conflitto, per evitare ulteriori gravi violazioni del diritto internazionale.
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