Non usa mezzi termini il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi durante la presentazione del Rapporto annuale 2013 sui diritti umani in 159 paesi del mondo. L’Italia deve fare di più. Marchesi ha parlato di “una situazione con molte ombre tra cui gli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti mentre si trovavano nelle mani di agenti dello stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia, la stigmatizzazione pubblica sempre più accesa di chi è diverso dalla maggioranza per colore della pelle o origine etnica”.
La situazione dei diritti umani nel nostro paese ha spinto Amnesty, all’inizio del 2013, a lanciare un vero e proprio ‘pacchetto di riforme’, l’Agenda in 10 punti per i diritti umani, sottoponendola ai leader delle coalizioni in corsa per le elezioni politiche e a tutti i candidati. Berlusconi, Bersani, Monti e Pannella “hanno aderito all’Agenda – spiega l’organizzazione – così come 117 attuali deputati e senatori. E’ stato un risultato importante, ma ora è arrivato il momento di mantenere le promesse: ci aspettiamo che coloro che hanno firmato l’Agenda, in tutto o in parte, tengano fede agli impegni specifici presi con Amnesty International e con coloro che si sono informati, durante le elezioni, sulle loro posizioni in materia di diritti umani”.
“E’ più che mai giunto il momento di fare riforme serie nel campo dei diritti umani. Non ci sono alibi. Non regge l’alibi della crisi – spiega Marchesi – ammesso che considerazioni economiche possano valere a fronte della necessità di proteggere valori fondamentali. Anche le violazioni dei diritti umani costano, e spesso di più della loro tutela. Né rappresenta un’obiezione valida la presunta limitazione dell’agenda del governo. Il parlamento è stato eletto e il governo è in carica: entrambi sono tenuti a svolgere le rispettive funzioni nell’interesse generale e a garantire l’attuazione delle convenzioni internazionali che il nostro paese si è impegnato a rispettare”.
“La violenza contro le donne in Italia è rimasta diffusa e nel 2012 sono stati registrati 122 casi di omicidio”. E’ quanto denuncia il Rapporto annuale di Amnesty International, che ha documentato la situazione dei diritti umani in 159 paesi nel corso del 2012. In Italia l’associazione evidenzia il problema della violenza di genere, tanto che a giugno scorso una relatrice speciale delle Nazioni Unite ha rilevato che “malgrado i miglioramenti nella legislazione e nelle politiche, il numero di omicidi non è diminuito”. Amnesty nel suo rapporto auspica “la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani con una sezione dedicata ai diritti delle donne, l’approvazione di una legge sulla violenza contro le donne e la modifica del reato di immigrazione irregolare per garantire accesso alla giustizia alle donne migranti in situazione d’irregolarità”.
“Molti rifugiati e richiedenti asilo, inclusi minorenni, hanno continuato a vivere in condizioni difficili e d’indigenza, inducendo i tribunali di alcuni paesi dell’Eu a bloccare il loro rinvio in Italia, secondo quanto stabilito dal regolamento Dublino II”. E’ la situazione che denuncia Amnesty International nel suo rapporto annuale 2013. “Spesso le autorità non si sono fatte carico delle loro necessità – spiega l’associazione – e non hanno tutelato i loro diritti”.
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