Anche se il fenomeno tende a essere marginalizzato, nella scuola italiana non sono mancati episodi di violenza da parte degli insegnanti contro i propri alunni.
Già nell’anno scolastico 2016/2017, pubblica Linkiesta, si è calcolato che il 20 per cento degli insegnanti aveva commesso violenza, maltrattamenti e pressioni psicologiche nei confronti dei propri alunni.
Secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza per l’anno scolastico 2018/2019, su un campione di 3875 adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 13 anni l’11 per cento ha dichiarato di essere stato insultato, denigrato o aggredito verbalmente da una maestra quando frequentava la scuola dell’infanzia o quella elementare. Il 6 per cento ha invece ammesso di essere stato strattonato, spinto, picchiato. Il 5 per cento infine è stato costretto ad abbandonare la scuola perché aveva problemi con la propria insegnante, mentre l’8 per cento ha raccontato di essere stato denigrato o insultato da un professore alla scuola media, contro un due per cento che è stato picchiato o strattonato.
«Ovviamente quando parliamo di ragazzi più grandi cambiano le prepotenze messe in atto da parte degli insegnanti», afferma l’esperta. Un adolescente è perciò più capace di reagire. Sottometterli, soprattutto fisicamente, è più difficile”.
«Ci sono persino casi in cui gli insegnanti prendono in giro un alunno, davanti ai compagni della classe, per degli errori commessi, per esempio, nell’ortografia o nella lettura», racconta l’esperta. Episodi questi in cui gli insegnanti tendono a scaricare la propria frustrazione, «assumendo condotte che sono da considerarsi forme di violenza che hanno le stesse ripercussioni di quelle fisiche».
Quel che serve è allora è un meccanismo adeguato di valutazione del singolo insegnante «legata ancora al suo livello di formazione. Il fatto di avere una laurea non significa che sei pronto per l’insegnamento, significa che sei formato da un punto di vista dei contenuti. Ma l’insegnamento è un tipo di professione esposto a un alto rischio di stress di tipo correlato, per questo dobbiamo iniziare a valutare adeguatamente anche la stabilità psichica del corpo docente, che ha in mano non solo la formazione dei bambini ma anche la loro salute». «Ma è chiaro – insiste la dottoressa – che la violenza sugli alunni non può essere mai giustificata».
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