L’ultimo rapporto Ocse-Piaac sulle competenze degli adulti (16-65 enni) è incentrato sul gap di competenze linguistiche fra immigrati e nativi. In media la differenza si aggira sui tre anni e mezzo di scuola ma la forbice varia moltissimo da Paese a Paese: è massima nel Nord Europa – in particolar modo in Svezia – mentre è bassissima in Nuova Zelanda e in Australia.
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In Italia, pubblica Il Corriere della Sera, i migranti italiani sono in fondo alla classifica per competenze linguistiche, mentre il gap tra «noi» e «loro» risulta abbastanza nella media.
Va detto poi che i livelli di competenza linguistica fra i migranti variano sensibilmente a seconda della durata del soggiorno. Più si resta in un Paese più si riducono le differenze.
In Svezia, in Finlandia e in Olanda i migranti arrivati da più di 5 anni mostrano di aver fatto passi da gigante rispetto a chi è appena arrivato. Ma anche in Italia, dove pure la differenza di partenza non era altissima, la lunghezza del soggiorno aiuta a prendere confidenza con una lingua
Se poi si confrontano i livelli di competenza dei migranti a seconda dell’età di arrivo nel Paese ospitanti si vede che, in generale, chi è arrivato da piccolo, da adulto ha competenze linguistiche molto simili ai nativi, come accade in Italia ma non in Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Estonia.