Perché nel Lazio i dirigenti scolastici dovranno cambiare sede scolastica dopo sei annualità? L’iniziativa non sarebbe del direttore dell’Ufficio scolastico regionale: il dottor Rocco Pinneri, responsabile dell’Usr Lazio, ha infatti solo annunciato che “dal prossimo anno i dirigenti scolastici che hanno già svolto due mandati nello stesso istituto andranno trasferiti”. A chiedere il cambio coatto di sede dopo due mandati è stata in realtà la Corte dei Conti.
A spiegarlo alla Tecnica della Scuola è Vincenzo Alessandro, della Cisl Scuola, presente all’incontro del 4 gennaio tra il direttore dell’Usr Lazio e i sindacati.
“Il dottor Pinneri – ha detto Alessandro – ci ha annunciato che d’ora in poi il preside che non rinnoverà oltre i due mandati, perché questa è la chiara indicazione giunta dalla Corte dei Conti” sulla base delle norme vigenti. “Dopodiché, in considerazione delle esigenze di continuità della gestione delle scuole, alcune delle quali particolarmente complesse, si sta ora cercando di ottenere una maggiore flessibilità dalla stessa Corte”.
“Il direttore dell’Usr credo che si adopererà in modo significativo per fornire valide motivazioni a chi di dovere, soprattutto dopo le tante reazioni negative degli ultimi due giorni”, ha concluso Vincenzo Alessandro.
I sindacati, anche nazionali, hanno in effetti espresso tutte le loro perplessità: ritengono che le scuole non sono paragonabili, per mission e obiettivi, alle altre amministrazioni pubbliche. I più contrariati sono stati proprio i presidi.
“È bene specificare – incalza Viviana Ranucci, coordinatrice dei dirigenti scolastici Cisl Scuola Lazio – che il direttore Rocco Pinneri non ha detto che porterà a tre mandati gli incarichi, come stiamo leggendo da più parti, ma avrebbe chiesto, su questo punto, un’interlocuzione alla Corte dei Conti”.
“Bisogna rimanere ai fatti. Questi al momento ci dicono che la Corte dei Conti, sezione Regionale del Lazio, avrebbe espresso, per iscritto, l’intenzione formale di non rinnovare i mandati oltre i sei anni. Quindi, parliamo di cose da verificare”, ha sottolineato Ranucci.
Ma da cosa deriva questa esigenza di cambiare la sede scolastica dei presidi? Tutto nasce da quanto previsto dal codice anticorruzione (approvato nel 2001, poi confermato nel 2012) che inserisce anche i dirigenti scolastici tra le categorie soggette a rotazione. Spetta poi ai singoli direttori degli Uffici scolastici regionali stabilire la durata massima dei mandati dopo la quale scatta il trasferimento. Tanto è vero che vi sono regioni, come la Puglia, dove il cambio di sede scatterebbe dopo 12 anni e non 6.
Per concludere, se la Corte dovesse confermare la posizione, nel Lazio da settembre ogni dirigente scolastico che si troverà con il contratto scaduto (dopo due trienni), avrà buone possibilità di essere trasferito.
Si innalzerebbero, quindi, anche i numeri della mobilità dei presidi: nella regione laziale, infatti oggi annualmente in media meno del 10 per cento dei presidi cambia la sede scolastica da dirigere.
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