La discussione sulle riforme costituzionali entrata nel vivo in parlamento nell’ultima settimana potrebbe avere un forte effetto anche sugli studenti universitari italiani. Nell’ambito della ridefinizione del titolo V della Costituzione stiamo infatti assistendo ad una modifica dell’articolo 117 riguardante la suddivisione di competenze tra Stato e Regioni: per la prima volta il diritto allo studio universitario sarà citato esplicitamente nell’ambito delle competenze esclusive delle regioni ma solo per quanto riguarda la sua ‘promozione’.
Dichiara Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “Si tratta di una novità non di poco conto per il sistema del diritto allo studio italiano che, se la riforma dovesse andare in porto, non sarebbe più competenza esclusiva delle regioni. Secondo l’interpretazione del relatore di maggioranza Fiano, infatti, con questa nuova formulazione lo stato si riapproprierebbe del potere di ‘definizione dei principi e delle regole di organizzazione del sistema, nonché dell’elaborazione di piani per l’erogazione di borse di studio”.
“In realtà la formulazione del testo presente nella riforma si presta a diverse interpretazioni e non chiarisce in pieno le responsabilità legate a questa materia” continua Scuccimarra “ma se prevarrà l’interpretazione attuale, in caso di approvazione, senza dubbio si aprirebbe uno scenario nuovo, con un evidente spostamento di competenze dalle Regioni allo Stato”.
Conclude Scuccimarra “In questo scenario la priorità deve essere la garanzia di un sistema non solo uniforme su tutto il territorio nazionale ma veramente in grado di garantire l’accesso all’istruzione superiore a tutti gli studenti capaci anche se privi di mezzi, a partire dall’eliminazione della piaga degli idonei non beneficiari. La redistribuzione di competenze dovrà necessariamente essere seguita da una revisione dell’intero impianto normativo, a partire dal D.L.vo 68/2012, che parta dall’individuazione chiara delle responsabilità rispetto alla garanzia di questo diritto costituzionale e da una definizione ampia ed inclusiva dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e dei requisiti di accesso alle provvidenze. Una revisione che dovrà essere fatta con il pieno coinvolgimento degli studenti, perché abbiamo bisogno di un diritto allo studio che riattivi veramente l’ascensore sociale rappresentato dall’istruzione superiore, senza cadere per l’ennesima volta in un rimpallo di responsabilità tra Stato e Regioni”.