La dirigente dall’istituto “Iqbal Masih” (il nome del bambino pachistano che è anche lui diventato un simbolo, ma della lotta contro il lavoro minorile in tutto il mondo) non si è di certo nascosta dietro la diplomazia: “se proprio va osservato un minuto di silenzio – ha detto Salacone – dev’essere dedicato a tutte le vittime che muoiono sul posto di lavoro e del resto anche quei soldati stavano facendo il loro lavoro“.
Quanto organizzato dallo Stato per onorare i parà sarebbe “solo retorica – ha aggiunto polemicamente la ds – perchè una vera missione di pace va fatta con dottori e insegnanti, non con i militari“. Ma la decisione in controtendenza non sarebbe stata presa in maniera unilaterale: a supportare la dirigente ci sarebbero state anche le famiglie dei suoi alunni e i docenti a lei più vicini. “E’ una decisione che ho condiviso con il Comitato dei genitori e con i docenti del mio staff – ha tenuto a precisare Salacone – con i quali discuto le mie decisioni. Non avevamo tempo sufficiente per avviare una riflessione così importante con i bambini della nostra scuola che sono troppo piccoli per riflettere su questi temi“.
Piccata la risposta del ministro Gelmini, che però non è voluto entrare nel merito della decisione presa specificatamente dalla “Iqbal Masih”. “Chiedo scusa alle famiglie dei nostri soldati – ha detto il ministro – E` davvero triste apprendere che in alcune scuole si sia deciso di non osservare il minuto di silenzio in memoria dei militari italiani caduti in Afghanistan. La missione fondamentale della scuola – ha continuato Gelmini – è educare alla cittadinanza, dunque tutti coloro che operano al suo interno dovrebbero rispettare e insegnare a rispettare persone che, correndo rischi altissimi, lavorano per riportare la civiltà in zone devastate, costruendo scuole e ospedali“.
Gelmini ha comunque bacchettato ancora una volta coloro che usano la scuola per orientare il pensiero di studenti e famiglie. “L`idea che, per motivi di polemica politica, alcuni docenti e dirigenti scolastici abbiano voluto deliberatamente mancare di rispetto a chi ha dato la propria vita per portare pace e sicurezza nel mondo – ha concluso il Ministro – è una cosa che riempie di amarezza“.
Anche il minuto di silenzio diventa terreno di rivalsa
Stavolta l’iniziativa delle dirigente del 126esimo circolo didattico “Iqbal Masih” di Roma, Simonetta Salacone, l’ex consigliere municipale di sinistra e aspirante europarlamentare con il Pd, rischia di trasformarsi in un boomerang. Almeno a sentire il tenore delle prime reazioni. La preside ha infatti ammesso che il suo istituto primario, da cui lo scorso anno sono stati avviate diverse iniziative anti-Gelmini e ispiratore dell’attivissimo coordinamento romano “Non rubateci il futuro”, non ha aderito all’invito del ministro dell’Istruzione di commemorare i sei paracadutisti rimasti uccisi a Kabul a seguito di un vile attentato. Di fatto le indicazioni di promuovere “nelle scuole occasioni di riflessioni e di solidale partecipazione – aveva scritto Gelmini – osservando alle ore 12 di lunedì (poi anticipate alle 11 ndr), in concomitanza con i funerali solenni, un minuto di silenzio” sarebbero state del tutto ignorate.
Ignorando però, in tal modo, anche certe regole non scritte ma da sempre condivise da tutti. Nella scuola del resto siamo ormai al muro contro muro. Ed ogni occasione, anche la meno indicata, viene adottata per mettere in risalto la propria posizione e prendere le distanze dallo schieramento opposto. Il tutto avvalendosi, forse oltre il dovuto, dell’autonomia scolastica.
Così quando è cominciata a circolare la voce che alcuni istituti non avevano dato seguito alle indicazioni del responsabile del dicastero di viale Trastevere, più di qualcuno degli addetti ai lavori ha pensato agli istituti simbolo della lotta alle scelte intraprese dal Governo sulla scuola e dal ministro Gelmini. Quelle stesse scuole che lo stesso ministro ha più volte indicato come inappropriate perché artefici di prese di posizione assunte da dirigenti e docenti che anziché educare farebbero politica. Il sospetto era fondato.