Categorie: Estero

Anche in Francia manifestazioni contro tagli e nuova didattica

No alla politica educativa del Governo, ritenuto troppo conservatore, no ai tagli al budget scolastico, no alla soppressione dei posti di lavoro e le alle condizioni di messa in opera delle riforme: sembrano slogan appartenenti alle contestazioni in atto in questi giorni nel nostro Paese contro le novità contenuti nei decreti Gelmini, invece la loro paternità appartiene alle proteste di docenti e studenti della Francia. Dove il 19 ottobre in decine di migliaia, 80 mila secondo le 47 associazioni del comparto scuola che hanno organizzato la protesta, hanno attraversato le strade di Parigi per ritrovarsi alla Bastiglia.
“L’educazione è il nostro avvenire. Non deve essere deciso senza di noi”, si leggeva sullo striscione in testa al corteo dietro al quale si trovavano tutte le sigle dei sindacati dell’istruzione, seguite da insegnanti, genitori, ma anche personale amministrativo e tecnico della scuola. Diverse personalità politiche della sinistra hanno voluto essere presenti al corteo: fra queste l’ex Ministro socialista dell’Istruzione Jack Lang e il Sindaco socialista di Lille, Martine Aubry.
Se le rivendicazioni sono dello stesso tenore di quelle espresse contro la ‘razionalizzazione’ prevista nella nostra penisola, i numeri del piano messo a punto dal Governo transalpino sono tuttavia molto più contenuti: i manifestanti francesi hanno infatti denunciano la soppressione di 11.200 posti di lavoro (tra insegnanti e non docenti) per quest’anno scolastico, oltre ai 13.500 già annunciati per il 2009/10. Da noi, invece, come noto, il piano di tagli tra docenti ed Ata si aggira in media sui 45 mila posti l’anno.
La contestazione francese, culminata nella manifestazione parigina di metà ottobre, cui potrebbero seguirne delle altre qualora il Governo dovesse non rivedere le proprio decisioni, riguarda anche le varie riforme avviate negli ultimi mesi dal Ministro dell’Educazione Xavier Darcos: su tutte quella dei programmi scolastici delle elementari, dove si intendono anticipare all’ultimo anno della scuola materna le nozioni di apprendimento della lettura, tradizionalmente svolte alle elementari. Tra le novità contestate, oltre che da docenti e sindacati anche da diversi pedagogisti, anche la decisione del Ministro di introdurre alla scuola primaria delle materie (come la storia dell’arte, l’istruzione civica e morale) di solito riservate alle superiori.

Alessandro Giuliani

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