Si sono diplomate il 14 gennaio le prime 72 studentesse particolarmente talentuose che hanno frequentato il campus della “Oprah Winfrey Leadership Academy for Girls”, fondato nel 2007 con un investimento di 40 milioni di dollari. L’iniziativa, rivolta solo a giovani danne, ha destato molte polemiche perché non è stata avviata in un Paese moderno, ma nel Sudafrica: un territorio che, sebbene possa vantare una borsa valori fra le prime dieci del mondo, deve fare ancora fare i conti con il 30 per cento di disoccupazione, una forte corruzione, gli strascichi dell’era dell’apartheid, un alto tasso di povertà e di crimine, oltre che la mancanza di potere economico e per una larga fetta della popolazione.
L’avvio di una scuola del genere è stato criticata soprattutto perché la scuola a numero rigorosamente chiuso, accessibile solo ad un gruppo ristretto di ragazze, stona non poco in un Paese che fa fatica ad assicurare l’istruzione di base a molti giovani. Quando poi sono state rese pubbliche le immagini di una visibilmente eccitata della fondatrice della scuola, l’attrice Oprah Winfrey, ma soprattutto regina dei talk show statunitensi, che si congratulava con le prime diplomate della sua scuola vestite con l’uniforme, abbracciandole e scherzando con loro, l’indignazione ha preso il sopravvento. “Stiamo investendo per creare delle leader in questo paese – ha detto invece Winfrey ai giornalisti – . L’unico modo per questo paese e altri paesi in via di sviluppo è avere una sostenibilità a lungo termine attraverso le sue donne, l’Africa sarà salvata dalle donne“. L’impressione è che l’investimento poteva essere adottato per allargare la possibilità di frequentare la scuola le fasce sociali svantaggiate o favorire la formazione specialistica dei tanti giovani sudafricani collocati ai margini del lavoro. Come dire: investire sui talenti va bene, ma prima va assicurata la formazione e l’inserimento lavorativo di tutti i cittadini.