Dura presa di posizione dell’Anp sulla bozza di decreto attuativo dell’art. 5 della legge n. 53: contrariamente agli altri sindacati della scuola che hanno protestato per la mancata previsione nella bozza di decreto di soluzioni adeguate al problema del precariato, l’Anp rimarca invece come il provvedimento delinei di fatto un sistema che mortifica non solo l’autonomia delle scuole, ma anche la professionalità dei docenti (inclusi coloro che sono già specializzati, ai quali non viene di fatto riconosciuta tale specializzazione) oltre che le prerogative dei dirigenti delle scuole.
"Ed è grave – sottolinea il presidente Giorgio Rembado – che si continui a perpetua il sistema basato sulle graduatorie permanenti".
In una lettera, inviata ancora prima che il Governo approvasse la bozza di decreto, al ministro Moratti, ai sottosegretari del Miur, al Presidente del Consiglio, a tutti i ministri e allo stesso Parlamento l’Anp non usa mezzi termini e parla di "decisioni gravi e probabilmente non rimediabili che stanno per essere assunte in merito alla qualità della formazione iniziale dei docenti ed al loro accesso alla professione".
"La questione della qualità della formazione iniziale dei docenti e del loro accesso alla professione – scrive Rembado – è la questione centrale per il successo della riforma tutta intera. Senza una forte discontinuità rispetto alle logiche ed alle prassi seguite negli ultimi quaranta anni, sarebbe illusorio pensare di rinnovare in misura sostanziale il modo di fare scuola".
L’analisi dell’Anp è impietosa: le più recenti indagini internazionali – sostiene il sindacato di Rembado – ci colloca ormai agli ultimi posti nel panorama mondiale dell’istruzione e questo è da collegarsi con "la logica della mortificazione del merito e con quella dell’accesso all’insegnamento unicamente per anzianità (non altro significano infatti la riserva del 50% dei posti alle graduatorie permanenti, che continueranno ad essere alimentate anche in futuro)"
Sorprende – sostiene ancora l’Anp – "la dimenticanza totale in cui sono stati lasciati i numerosi docenti che hanno svolto negli scorsi anni impegnativi percorsi universitari di formazione attraverso le lauree in Scienze della formazione primaria e le Ssis".
C’è poi la questione ineludibile della funzione delle istituzioni scolastiche autonome: "tenere fuori le scuole dal percorso di selezione e chiamata dei docenti migliori – afferma Rembado – costituisce un errore".
"E’ tempo ormai – conclude il presidente dell’Anp – che i docenti tornino ad essere una risorsa per la scuola, anziché condannare la scuola a rimanere solo una risorsa di collocamento per gli aspiranti alla docenza".
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