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Anche l’assessore veneto Donazzan attacca Gelmini

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Le lamentele per la linea del risparmio forzato, intrapresa dal Governo, non risparmiano nemmeno i componenti politici che fanno capo alla stessa maggioranza. Le ultime in ordine di tempo sono state mosse da Elena Donazzan (Pdl), assessore regionale all’Istruzione del Veneto, una delle Regioni che negli ultimi anni ha prodotto risultati formativi ed organizzativi sicuramente sopra la media nazionale. E che non ha intenzione di fare passi indietro.
Attraverso un’intervista ad un quotidiano nazionale, Donazzan non ha usato tortuosi ed abusati giri di parole per chiedere al ministro Gelmini un’inversione di tendenza: “non ce la facciamo – ha detto l’assessore veneto – perché la scuola veneta è al collasso e noi pretendiamo rispetto e attenzione”. Donazzan ha accusato addirittura il Ministro di non considerare le sue lettere, che invitavano l’amministrazione a non decurtare gli organici dei docenti: anche perché, aggiunge, le era stato assicurato che “a settembre avremo lo stesso organico di quest’anno ma ogni richiesta di una presa di posizione nero su bianco è rimasta finora lettera morta: il ministro Gelmini è lontano”. Tanto che non risponde ai solleciti della Regione Veneto “neppure con due righe di cortesia”. Per spiegare, soprattutto, per quale motivi i tagli previsti (da ridurre) sono ancora in essere. Anche perché se a questo punto dovesse essere completato ed approvato anche l’organico di fatto, sarebbe quasi impossibile rivederli.
Donazzan lesina consigli anche su altri aspetti. Le sono a cuore, in particolare, i destini dei dirigenti scolastici, “ai quali – ha sottolineato – andrebbe riconosciuta più autorità ed autorevolezza”. E poi ne andrebbero assunti più di quelli previsti. Auspica che la selezione di una parte dei nuovi capi d’stiutto possa essere gestita direttamente a livello regionale. Ma nel frattempo “i corsi per i presidi sono bloccati, mancano insegnanti ed anche il personale Ata è in affanno. Così non ce la facciamo, la qualità della nostra scuola rischia di precipitare”.
Se la prende con i docenti poco collaborativi, gli ultimi coloro che si sono rifiutati di far svolgere le prove Invalsi. “Per loro – ha sottolineato – ci vorrebbe il voto in condotta, come per gli studenti”.
Ne ha anche per le nuove norme che regolano le graduatorie ad esaurimento, auspicando il ripristino delle cosiddette ‘code’ per chi cambia provincia: “conosco insegnanti precari da 15 anni e l’inserimento a ‘pettine’ è stato un fallimento. A fatica – ha detto l’assessore regionale – siamo riusciti ad imporre l’obbligo di fermarsi sul territorio per tre anni, limitando così l’arrivo dei precari dal Sud che sarebbe stata un’ingiustizia per chi vive qui e qui vorrebbe insegnare e si vede superato da gente che dopo qualche anno in ruolo piglia la porta e se ne va, fregandosene dei ragazzi”.
Peccato, hanno fatto notare diversi sindacati, come l’Anp e l’Anief, che il nuovo regolamento di gestione delle G.E. consenta di cambiare istituto, a livello provinciale, subito dopo l’anno di prova. E in tal caso, cambiare istituto spostandosi di alcune centinaia di metri o pochi chilometri o cambiando Regione, non cambierà molto i destini formativi della classe. A cui verrà comunque negata, in tutti i casi, la continuità didattica.