Raffaele Cantone, procuratore generale di Perugia, ex numero uno dell’Autorità nazionale Anticorruzione e autore de ‘La corruzione spiegata ai ragazzi’, chiamato a un dibattito online, nel quadro del ciclo di appuntamenti ‘Viva la Costituzione’, organizzato dalla rete di scuole veronesi ‘Scuola e territorio.
Chiamato a rispondere alle sollecitazioni degli studenti ha precisato: “La scuola è il vero nemico della corruzione. Come diceva il giudice Antonino Caponnetto, nei quartieri ci vorrebbero meno poliziotti e più maestri. La cultura e il miglioramento di se stessi sono la condizione essenziale per combattere la corruzione”.
Ha pure raccontato ai ragazzi l’incontro che ebbe da presidente dell’ANAC col ministro della giustizia svedese; incontro in cui ebbe conferma del fatto che “l’antidoto principale contro la corruzione è la trasparenza: tutto quello che facciamo lo rendiamo pubblico ai cittadini, mi disse il ministro. Allora se la pubblica amministrazione si muove così diventa molto più difficile porre in essere fatti corruttivi”.
Certo è che la trasparenza implica il “controllo civico del cittadino su come vengono spesi i loro soldi”. Cittadini che sono anche le prime vittime degli effetti della corruzione e lo sono tanto ne più ne sono estranei: “Pensiamo alla corruzione nella sanità: meno posti letto, più sprechi, più soldi sottratti agli investimenti. Ecco perché la corruzione fa male proprio ai soggetti che ne sono estranei- ha detto poi rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze- sebbene si tratti di un reato lontano da voi perché fatto dai grandi, la corruzione finisce per fare danno soprattutto ai giovani”.
“Pensate se una ditta vince l’appalto per rifare la strada di fronte a scuola ma vince corrompendo succederà che farà peggio la strada per poter risparmiare, non prenderà i migliori operai e professionisti e non si curerà di fare innovazione”: dunque, ha concluso Cantone, un sistema che non premia il merito.
Cantone, secondo quanto riporta DireGiovani, si è pure intrattenuto coi ragazzi su avvenimenti e personaggi storici e letterari: dal processo di Cicerone contro Verre nel 71 a.c. a Giovanni Giolitti “ministro della malavita” nel 1910, dai gironi danteschi della Divina Commedia in cui demoni dell’inferno puniscono i corruttori alla storia dell’assessora pugliese di Nardò Renata Fonte che venne uccisa per essersi opposta alle speculazioni edilizie nell’area di Porto Selvaggio.
La corruzione, ha ribadito il magistrato, è un “fenomeno culturale che è sempre esistito” anche In Italia; fenomeno figlio del “girarsi dall’altra parte” e della “cultura del favore che ti abitua all’idea della scorciatoia e diventa il mastice della corruzione”.
E ha concluso: “Il nostro quadro legislativo è un buon quadro dal punto di vista repressivo. La corruzione è più punita di un tempo. Occhio però ho visto logiche pre-mafiose insinuarsi anche in quelle comunità scolastiche che fanno più attività sulla legalità”.
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