Il prof Tullio De Mauro, già ministro dell’istruzione e accademico dei Licei, sulle pagine di Internazionale esamina il sistema scolastico francese nel quale è prevista una sorta di graduatoria della scuole migliori, ma con un particolare riferimento a quelle che, pur trovandosi in condizioni difficili, riescono a diplomare ragazzi con voti eccellenti.
La classifica della scuole, i cosiddetti palmarès dei licei, viene regolarmente pubblicata anche su giornali importanti come Le Monde che si è assunto questo ruolo già dal 1981.
La classifica comprende i cento migliori licei generalisti e i cento migliori licei professionali, scrive De Mauro, e ogni scuola ha un punteggio complessivo che somma i punteggi ottenuti secondo indicatori che si sono precisati nel tempo e ora sono quattro, proposti dal ministero dell’educazione.
Il primo è dato da percentuale e voti di allievi e allieve che hanno superato felicemente l’esame finale, il bac o baccalauréat.
Il secondo indicatore assegna punteggi più alti ai licei che alla fine del primo anno del ciclo escludono il minor numero possibile di allievi definiti “più fragili”.
Il terzo criterio va nella stessa direzione: i punteggi più alti toccano alle scuole che accettano allievi ripetenti che l’anno prima non hanno superato il bac.
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Il quarto criterio va ancor più alla sostanza: i punteggi più alti sono assegnati alle scuole che portano al bac la percentuale più alta di allievi in condizione di svantaggio sociale.
La capacità di inclusione, dunque, è costitutiva del merito di una scuola non meno della capacità di far ottenere bei voti agli allievi.
Si fa strada anche in Francia, precisa l’ex ministro, la lezione che viene dai paesi con i migliori sistemi scolastici. Per ricordarlo ancora, in Giappone, Corea del Sud, Finlandia e Paesi Bassi i diplomati dei licei nei test internazionali di confronto presentano i migliori risultati del mondo, in alcuni casi superiori perfino a quelli dei laureati italiani
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