No al Governo Renzi transitorio, perché serve, oltre ad nuova legge elettorale, anche mettere mano alle questioni irrisolte a partire dalla riforma della scuola.
Lo ha detto, a più riprese il 9 dicembre, Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio della Camera.
In mattinata, intervenendo a Omnibus su La7, Boccia ha dichiarato che “è necessario un governo che duri un anno perché non c’è solo bisogno di una legge elettorale, che va fatta in maniera condivisa con una maggioranza più larga possibile”.
“Il 2017 – ha continuato il democratico – deve essere l’anno del riordino, per mettere a posto tutte le questioni lasciate in sospeso o che vanno sistemate, a partire dalla scuola, dalle province, sulla Pubblica amministrazione ci sono i rilievi della Consulta, mentre deve ancora esprimersi sulle banche popolari che hanno, però, una decisione del Consiglio di Stato. La riforma di Equitalia è rimasta appesa. Un voto subito lascerebbe il Paese nel caos per troppi mesi”.
Non è entrato nel merito Boccia, però, sul tipo di modifiche da adottare. Nel caso della scuola, tuttavia, il riferimento è probabilmente ai punti critici che da prima ancora dell’approvazione della “Buona Scuola” venivano contestati: a chiamata diretta dei docenti, la mobilità su ambiti territoriali, il merito professionale e pure il potere gestionale che i dirigenti scolastici si sono ritrovati tra le “mani” pur sempre con lo stesso stipendio e la medesima formazione.
In serata, partecipando in diretta a #Cartabianca, il programma di Bianca Berlinguer in onda su RaiTre, il presidente della commissione Bilancio della Camera ha ribadito il concetto: “sicuramente il presidente Mattarella deciderà esclusivamente nell’interesse del Paese. Serve un Governo forte e con una base parlamentare più ampia di quella uscita sconfitta dal referendum costituzionale. La nuova legge elettorale deve essere scritta da tutti; per questo penso che tocchi anche ai partiti di opposizione fare delle proposte e non dire solo No”.
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Boccia ha fatto anche autocritica: “Molti tra noi la lezione dei venti milioni di no l’hanno capita“. Per questo, ha continuato, “un Renzi bis con la stessa maggioranza parlamentare sarebbe una sconfitta per tutti, opposizioni comprese. Ci vuole un governo forte con una base parlamentare più ampia per mettere a posto anche i nodi irrisolti e che si assuma la responsabilità di modificare le questioni irrisolte, dalla riforma PA dopo i rilievi della consulta, alla messa in sicurezza del sistema bancario, dalle province all’attuazione della riforma di Equitalia e della scuola. Oltre ad una legge elettorale condivisa che possa durare per i prossimi trent’anni”.
Più di qualcuno ricorderà che l’on. Boccia aveva fatto parlare di sé, prima del referendum costituzionale, perché aveva assunto una posizione davvero particolare: “se vincerà il sì – aveva detto il democratico alla direzione del Pd – avremo un’organizzazione dello Stato più moderna, rispetto a quella attuale fatta 70 anni fa. Ma se vince il no non è un dramma. Mi auguro che il ministro Padoan non asserisca più che il voto al referendum è misurabile sul piano economico. Gli effetti del referendum non sono in alcun modo misurabili dal punto di vista economico”, ha concluso il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio.
Vedremo, nei prossimi mesi, se aveva ragione. Anche sulla scuola: molto dipenderà, per le modifiche alle L. 107/15 auspicate da Boccia, se il Governo transitorio sarà composto da parlamentari che le pensino come lui.
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