Sembrano convogliare verso venerdì 11 dicembre le proteste del mondo della scuola contro i tagli in Finanziaria, le nuove norme contrattuali introdotte dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, e le assunzioni dei precari con il “contagocce”: alla giornata di mobilitazione di tutto il pubblico impiego, decisa alcuni giorni fa dalla Cgil, per la cui ufficialità si attende però l’esito, anche se scontato, del tentativo di obbligatorio conciliazione, aderiranno anche i precari. Ad annunciarlo è stato il “Coordinamento precari Scuola”, cui confluiscono le tante associazioni, movimenti e reti regionali moltiplicatesi negli ultimi mesi per creare uno “scudo” contro i tagli agli organici: i mass-media verranno informati nella mattinata del 16 novembre, durante una conferenza stampa organizzata a Roma in un’aula delI’Itis Galilei. Nel comunicato di presentazione della conferenza il Cps annuncia “una mobilitazione ufficiale della scuola con sciopero e manifestazione nazionale a Roma“.
Le rivendicazioni sono le stesse portate in piazza dai precari il 3 ottobre, sempre nella capitale: in quell’occasione la protesta fu in parte “oscurata” dalla manifestazione, svolta in contemporanea e nello stesso luogo, a Roma, sul diritto alla libertà di stampa. Una coincidenza mai approvata da Cobas e parte degli stessi Cps, tanto che sfilarono per loro conto.
Passate alcune settimane il Cps ci riprova e torna a chiedere “che nella nuova legge Finanziaria sia previsto il ritiro dei tagli introdotti con la Legge 133 e la difesa di un sistema di istruzione pubblico, aperto a tutti e di qualità“. Una richiesta, peraltro, che proviene da tutto il mondo sindacale: tanto che è probabile che Comitati di base, ma forse anche la Gilda degli insegnanti, possano unirsi all’iniziativa di protesta.
E compattare la protesta attorno ad un’unica data, sostenuta dal sindacato che in questo momento, anzi ormai da un anno, si trova in totale contrapposizione con il Governo rappresenta una possibilità in più per incorrere in consensi da parte dell’opinione pubblica. Rimane un dubbio: ammesso che c’erano possibilità di arrivare a dei risultati concreti, perché indurre il Governo a rendere meno pesanti i tagli sulla scuola all’interno della Finanziaria solo a pochi giorni dalla sua approvazione definitiva in Parlamento?