Se a Palermo una trentina di presidenti di commissione ha rinunciato all’incarico, a Cosenza il numero è più alto, oltre 100 tra presidenti e commissari. Anche a Bologna, Roma e Milano la situazione non è del tutto facile, con decine di presidenti e commissari da sostituire.
Per il ministero dell’Istruzione sono numeri fisiologici che si ripetono di anno in anno vista la macchina organizzativa messa in piedi per gli esami di Stato.
In ogni caso dal Miur fanno sapere che la percentuale di sostituzioni dei presidenti di commissione quest’anno è pari al 5,5% del totale, contro il 6% dello scorso anno. Un dato, dunque, in linea con gli scorsi anni, mentre diminuisce sensibilmente la percentuale di rinunce motivate tra i commissari: nel 2018 erano state il 13,5%, quest’anno sono il 6,5 per cento.
Come è noto oltre 500mila studenti saranno esaminati, domani, da 13.161 commissioni, ciascuna composta da tre commissari interni, tre esterni, e dal presidente esterno, per 26.188 classi.
Il costo “centrale” di questa possente macchina è di circa 130 milioni di euro, oltre le spese “vive” sostenute da ciascuna scuola per stampare le prove. Per chi rinuncia la motivazione principale non è tanto legata alle nuove regole della maturità, quanto ai compensi bassi e ai carichi di lavoro in aumento.
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