Ad un insegnante fuori l’orario di servizio è consentito di svestire il ruolo di educatore e di trasformarsi in un estremista che insulta le forze dell’ordine? Può perdere l’aplomb e diventare un tifoso di curva che intona cori pesanti contro gli avversari e i poliziotti? La risposta è negativa. Un docente, infatti, non può assumere comportamenti incompatibili con la sua funzione primaria di educatore, prima ancora che di insegnante. Anche se non è a scuola.
È quello che hanno pensato in molti, un anno e mezzo fa, quando una professoressa di inglese del liceo Marco Polo di Venezia si era lasciata andare a delle frasi pesantissime, ‘postate’ su Facebook, contro i migranti: “bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani tanto sono tutti futuri delinquenti” e “speriamo che affoghino tutti… che non se ne salvi nessuno“, aveva scritto la docente. Qualche mese dopo, la donna patteggiò, tramite il suo legale, il passaggio al profilo di Ata per non rischiare di perdere il posto di lavoro.
Risale a pochissimi giorni fa, al 22 febbraio, una storia che potrebbe avere un epilogo non molto diverso: durante il corteo contro CasaPound a Torino, un’insegnante del posto – che frequenta gli ambienti antagonisti della città – ha augurato la morte alle forze dell’ordine schierate difesa del comizio di Simone Di Stefano in un hotel del centro.
In mancanza di prove e testimoni, probabilmente, il fatto, benché grave, non avrebbe avuto grosse ripercussioni. Invece, a donna è stata ripresa in tv mentre insultava e minacciava le forze dell’ordine, urlando improperi come “Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire”, “Senza manganelli, quando volete, fascisti”.
Il suo comportamento è stato stigmatizzato anche dal segretario del Pd Matteo Renzi nel corso della trasmissione ‘Matrix’: “Una docente che augura la morte di un poliziotto – ha detto il democratico – andrebbe licenziata su due piedi. È una persona pericolosa per l’educazione dei ragazzi che le sono affidati e chi picchia un carabiniere non è uno che una ideologia, ma un criminale che va assicurato alle patrie galere”.
Il caso, divenuto così pubblico, è quindi giunto agli organi superiori scolastici. Che hanno già predisposto gli accertamenti di rito. Il Miur, interpellato dall’Ansa, ha fatto sapere che l’amministrazione, subito dopo avere appreso dell’accaduto, ha “attivato l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte che sta provvedendo ad acquisire dalla scuola della docente ulteriori informazioni per avviare i necessari approfondimenti”.
Cosa potrebbe accadere ora? Si attiverà, probabilmente, l’iter che prevede che alla donna venga contestato il comportamento a dir poco sopra le “righe”: è anche probabile che venga convocata, dopo i tempi canonici, dall’Usr per esporre la sua versione dei fatti (anche se le immagini non sembrano lasciare molto spazio ad interpretazioni in sua difesa).
Si accerterà, inoltre, se la donna si sia già resa protagonista di fatti di questo genere in passato: ciò costituirebbe un aggravante per dimostrare l’incompatibilità tra il ruolo di insegnante e quello assunto al di fuori della scuola. Dove, è bene ricordarlo, il docente non può trasformarsi in un primitivo senza regole. Quindi, la donna rischia, a nostro avviso, di essere sottoposta ad un procedimento disciplinare e di essere sottoposta a delle sanzioni. Le quali, in casi gravi come questo, potrebbero portare anche al licenziamento.
Infine, non è da escludere che per approfondire la posizione della donna, venga anche avviata un’indagine parallela da parte della procura.
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