Abbiamo trascorso un anno scolastico nell’emergenza pandemica cercando di contenere in ogni scuola il contagio e limitando più possibile le conseguenze negative per il personale, gli alunni e le famiglie.
Un’attività quotidiana – lo si chieda ai referenti scolastici covid19 – che ci ha visto impegnati nel monitorare azioni preventive, scelte organizzative, relazioni con gli EE.LL. e le ASP territoriali, nella gestione dei casi covid positivi.
In questa quotidiana battaglia in favore delle nostre comunità scolastiche si attendeva l’unica arma che la scienza poteva metterci a disposizione: il vaccino!
Non ci resta che essere fiduciosi sulla capacità organizzativa delle scuole autonome e confidare sulla protezione assicurata dal vaccino.
Per il prossimo anno scolastico avremo la forza dell’esperienza delle scelte fatte, degli interventi di tutela e di prevenzione messi in atto, della preparazione psicologica e tecnica messa in campo in questi trascorsi duri mesi.
Dobbiamo andare avanti sicuri e senza incertezze sapendo che la strada della vaccinazione diffusa è l’unica percorribile e oggi garantisce quella necessaria protezione dalle conseguenze gravi e purtroppo anche nefaste del covid19.
Per il mondo della scuola (circa 215 mila insegnanti) non possiamo assolutamente tergiversare e discutere – come peraltro è avvenuto la scorsa estate per i banchi a rotelle, per l’uso delle mascherine, per la DaD – su una sola certezza oggi condivisa: la necessità della vaccinazione.
Se per partecipare ad un evento laico o religioso o sportivo, se per andare in vacanza, se per partecipare ad un concorso occorre avere il green pass, perché per entrare in una scuola e mettersi in contatto permanente con una comunità eterogenea soprattutto per età non potrebbe essere previsto?
Si tratta – unitamente a tutte le azioni preventive e di controllo – di tutelare il personale e indirettamente i componenti delle famiglie che di riflesso potrebbero esserne coinvolti.
Per chi decidesse di non fare il vaccino, come affermato dall’immunologo Galli sarebbe opportuno e utile valutare – attraverso la presenza degli anticorpi – l’idoneità o meno al servizio: occorre cioè considerare prioritaria la tutela della salute unitamente all’idoneità al servizio!
Per non dimenticare il tema della sicurezza sul posto di lavoro e della tutela assicurativa di chi potrebbe contagiarsi e manifestare una sintomatologia più o meno severa; con la circolare n.13/2020, l’Inail ha infatti chiarito che insegnanti, dirigenti scolastici, personale ATA, collaboratori scolastici, assistenti amministrativi, tecnici, educatori ed altri, “qualora la prestazione lavorativa sia resa in presenza – quindi a presupposto contatto con studenti ed altri soggetti – sono da intendersi esposti ad elevato rischio di contagio”.
Allo stesso modo per gli alunni, non possiamo non richiamare il Decreto legge 7 giugno 2017 , n. 73, “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, modificato dalla Legge di conversione 31 luglio 2017, n. 119” che prevede alcune vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni.
Il rispetto degli obblighi vaccinali è un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia, mentre dalla scuola primaria in poi gli alunni possono accedere a scuola ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato dalla Asl un percorso di recupero della vaccinazione anche con la previsione di sanzioni amministrative.
Allora – secondo le informazioni scientifiche oggi note – si preveda tale vaccinazione per gli alunni over 12 anni!
Per la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Sentenza n. 116 dell’8 aprile 2021) è legittimo vietare la frequenza a scuola nel caso di immotivata mancata vaccinazione obbligatoria: la Corte Europea ha sancito che l’obbligo di vaccinazione non viola l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
La Corte ha ritenuto, infatti, che l’obbligo incombente sui genitori di sottoporre a vaccinazione i figli minori contro malattie, definite e ben note alla scienza medica, persegue l’obiettivo legittimo di proteggere la salute e i diritti non solo di chi riceve il vaccino ma anche di coloro che non possono essere vaccinati per ragioni mediche.
Come ha affermato Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano, componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, ”la vaccinazione è un grande atto di altruismo verso i fragili‘”.
Allora, cosa aspettiamo per decidere?
Rosolino Cicero (Ancodis)
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