Siamo in attesa del DM che darà l’identità alla figura del docente tutor e del docente orientatore a partire dall’AS 2023-2024: due nuove figure professionali impegnate rispettivamente a “coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli” e a “favorire le attività di orientamento per consentire ai ragazzi di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario”.
Si parla a regime di un coinvolgimento di circa 40 mila docenti tutor e di circa 8000 docenti orientatori.
Oggi aggiungiamo un’altra attesa e urgente innovazione nel sistema scolastico italiano possiamo dire di inizio legislatura: una nuova figura di sistema che sarà strutturata nell’organigramma scolastico e dovrà essere formata – come dichiara il Ministro – per “tirar fuori i talenti che ogni ragazzo ha dentro di sé, valorizzare le abilità di ciascuno e non permettere che qualcuno rimanga indietro”.
Ma ci dimentichiamo i collaboratori del ds individuati ai sensi del comma 5 art. 25 del D. Lgs 165/2001? Ci dimentichiamo i tantissimi responsabili di plesso che consentono alle sedi distaccate di funzionare? Ci dimentichiamo le funzioni strumentali individuate ai sensi dell’art.33 del CCNL scuola 2006/2009? Ci dimentichiamo i Coordinatori didattici e i coordinatori di dipartimento? Ci dimentichiamo gli animatori digitali? Ci dimentichiamo i docenti tutor per i neoimmessi? E, infine, ci dimentichiamo tutti i referenti di sistema? (Inclusione, Covid19, PON, ERASMUS, PCTO, Privacy, Intercultura, Bullismo e cyberbullismo, INVALSI, Istruzione parentale, Istruzione ospedaliera, Istruzione carceraria, mobility manager).
Si tratta di docenti con indiscusse competenze e specifica formazione, di figure strategiche di sistema che – in aggiunta all’impegno diretto negli ambienti di apprendimento – consentono alla scuola di garantire al meglio il diritto allo studio, di portare avanti in modo efficace il progetto educativo, di progettare e programmare con il ds un efficiente funzionamento organizzativo delle/per la comunità scolastica anche assumendo responsabilità dirette come, per esempio, il preposto alla sicurezza.
Si continua purtroppo ad andare avanti nella strada intrapresa dall’istituzione del profilo dirigenziale e dell’autonomia scolastica: cioè si stabilisce ope legis l’esistenza di figure strategiche senza dare NULLA in cambio a chi si rende disponibile ad accettarne l’incarico se non SPESSO un miserevole riconoscimento economico.
Ciò che continua a sorprendere è l’INACCETTABILE previsione della norma: dal prossimo anno scolastico ciascuna scuola nell’ambito della sua autonomia organizzativa e didattica individuerà il docente tutor e l’orientatore, scelto su base volontaria e senza riduzione del carico didattico e questi docenti si ritroveranno senza alcuna possibilità di una VERA carriera professionale.
Con il consenso delle organizzazioni sindacali ci ritroviamo ancora una volta di fronte alla beffa del lavoro di alta professionalità ma a bassissimo costo e senza alcun riconoscimento giuridico.
In altre realtà professionali non si esiterebbe ad usare il termine “lavoro quasi in nero!”
In altre realtà professionali chi assumerebbe carichi di lavoro aggiuntivi e onerosi di tempo e di impegno a queste condizioni?
Siamo ancora una volta di fronte al tentativo di palese indifferenza perle competenze e la professionalità di figure di sistema individuate dal legislatore con il consenso delle parti sindacali, di sfruttamento del lavoro di docenti impegnati in attività aggiuntive davvero strategiche per la scuola ma che la politica fa finta di non conoscere e i sindacati continuano a voler prevedere in una non carriera.
Perché oggi nella scuola c’è un imbroglio semantico: si confonde la progressione di anzianità nel servizio con la carriera docente, ben sapendo chi la usa che è un modo di confondere le acque.
Al Ministro, alle forze politiche, alle associazioni dei Dirigenti scolastici e a tutte le organizzazioni sindacali chiedo a nome di Ancodis di rompere il silenzio e di infrangere il muro del carrierapiattismo – iniquo e non più sopportabile – pretendendo dallo Stato la meritata attenzione per TUTTE le professionalità strategiche che a diverso titolo sono impegnate al servizio delle loro comunità scolastiche.
Si tratta di innovare un sistema vecchio e superato che vuole una scuola sempre più attenta alle emergenze sociali ed economiche, di un pilastro del sistema paese ma che ritiene di continuare ad affidare formalmente alla solitudine di un numero primo non sostenuto dall’introduzione di un livello intermedio.
In considerazione della sempre più evidente complessità che connota la scuola autonoma e il sempre più oneroso lavoro del dirigente scolastico, è necessario procedere alla definizione dell’area del middle management, cui possano accedere – con modalità trasparenti e condivise – docenti con specifiche competenze e adeguata formazione, forti di consolidate esperienze nel governo di una scuola così da riconoscere finalmente quelle professionalità che possano anche concorrere al ruolo della dirigenza scolastica con un bagaglio di esperienza didattica, organizzativa e amministrativa maturato nella nuova area professionale.
Oggi sappiamo bene che non è così: occorre avere solo il coraggio di affermarlo e di agire conseguentemente a partire dal rinnovo del prossimo CCNL.
Rosolino Cicero
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