“Deportati”: nonostante sia un bruttissimo termine, che sarebbe meglio non utilizzare perché richiama ben altre e ben più orribili “deportazioni”, un centinaio di prof lo ha scritto, emblematicamente sulle valigie schierate davanti all’Ufficio scolastico regionale di Cagliari
Costoro infatti, riporta l’Ansa, senza una indicazione contraria, l’1 settembre saranno costretti a prendere servizio lontano dalla Sardegna, soprattutto nel nord Italia, o comunque lontani da casa: sono tanti anche i docenti destinati fuori provincia che, se le cose non dovessero cambiare, sarebbero costretti a sobbarcarsi anche 400 chilometri (andata e ritorno) al giorno per raggiungere il posto di lavoro.
La soluzione da loro prospettata è quella dell’anno scorso con l’assegnazione per il sostegno affidata ai non specializzati.
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Da quest’anno tuttavia, secondo le direttive del ministero, tale strada non è più percorribile. Ma, protestano i docenti, il rischio è che i conti non tornino: gli insegnanti specializzati non basterebbero a coprire tutti i posti di sostegno.
Alla presenza di diversi sindacati (dalla Uil allo Snal, da Gilda ai Cobas) e la storica sigla della Valigie, gli insegnanti in piazza erano circa un centinaio.
Si è svolto negli uffici anche un incontro fra i rappresentanti dei lavoratori e i vertici dell’Usr per capire se ci sono spiragli per sbloccare la situazione prima di settembre ed evitare le partenze.
Anche la Regione in campo per trovare una soluzione al problema del diritto allo studio per gli alunni diversamente abili e infatti sarà inviata un’ulteriore nota alla ministra Fedeli per risolvere, almeno in parte, la questione della copertura dei posti di insegnanti di sostegno.
La Regione si è anche impegnata ad attivare i tavoli necessari per colmare il divario tra disabili e docenti di sostegno attraverso corsi di riconversione: “Il tema è stato affrontato fin dall’inizio di luglio, ben prima di quanto fatto da altre Regioni italiane, con una lettera inviata al ministro Fedeli e con diversi incontri a Roma in cui si evidenziava il problema fondamentale della carenza di docenti e l’obiettivo di tenere in Sardegna insegnanti le cui competenze sono state acquisite sul campo”.
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