Scrivo per aggiungere qualche ulteriore riflessione alla bella lettera di F. Antonio Formica che in modo sintetico ma esaustivo ha toccato la drammatica situazione degli stipendi (e non solo) dei docenti italiani.
Vorrei aggiungere che i MILIARDI di EURO sono stati trovati per salvare anche il Monte dei Paschi di Siena e si continuano a trovare per il carrozzone Alitalia nonostante questi due “colossi dello spreco” siano stati coinvolti anche in scandali giudiziari.
Ma il Popolo Italiano e i docenti dimenticano in fretta e ancora pensano che essere iscritti a questi sindacati, interessati in particolar modo alle tessere e ai remunerativi esoneri, il cui calo costante certifica la loro inadeguatezza rappresentativa e culturale già da almeno un decennio, possa “salvarli”.
Cos’altro deve succedere affinché costoro organizzino uno sciopero generale per la scuola? Capisco che le miserrime adesione dell’1% spaventino ma il lungo e drammatico inverno della scuola (abbandoni scolastici, precariato, contratto scaduto ecc.) dovrebbe scuotere le coscienze di tutti se è vero come è vero che la scuola è il futuro del Paese.
Trovo aberrante e offensivo sentire ancora politicanti che vanno in Tv o appaiono sulla carta stampata per dire che “gli stipendi dei docenti sono miseri e che meriterebbero maggiore prestigio sociale”.
Lo dicono a destra, sinistra e al centro. Tutti in modo ipocrita e subdolo per cercare di raccattare qualche voto alle elezioni di turno. Se lo si volesse, oggi, con il Governo di “unità nazionale” questo bla-bla-bla si potrebbe realizzare facilmente, ma, appunto trattandosi di promesse da marinaio ciò non accadrà per l’ennesima volta.
Non può accadere di vedere i 200/300 euro di aumenti netti fin quando non si cambierà la legge che prevede che gli aumenti non possono essere superiori all’inflazione.
Già, nel prossimo contratto non si riuscirà neppure a coprire l’inflazione. E che faremo noi docenti? Zitti e buoni! E invece dovremmo vergognarci di elemosinare un progetto o una funzione strumentale che sia! Cui prodest?
Non ci sono più parole per esprime il disprezzo per questo Paese che tratta i suoi docenti e gli intellettuali come miserabili. Dispiace anche che il Presidente Mattarella da galantuomo qual è, non dia un forte segnale in merito facendo sentire la sua autorevole voce alla politica politicante.
Le belle parole per i docenti non bastano più servono fatti concreti. Prepariamoci ad avere dopo oltre 10 anni, 50 miseri euro di aumento.
Purtroppo, per concludere sono convinto che molti docenti pensano di non meritare uno stipendio più dignitoso altrimenti la rivoluzione culturale e anche sociale necessaria sarebbe già in atto. Francia docet!
Lettera firmata
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