Se parlare di declino etico morale ecc., attraversando la Storia e con essa tentare una analisi di relazione tra un mondo antico e l’oggi (non dissimile), significa qualcosa di non interessante, allora chiedo e mi chiedo dinnanzi all’ennesimo atto di bullismo accaduto a Vieste, da parte di un branco di ragazzini della società bene pugliese, e dell’assoluta mancanza di empatia dimostrata dai giovanissimi che, anziché fermare l’aggressione, si sono preoccupati di documentarla e condividerla sui social, di cosa e su cosa si deve riflettere o pubblicare?
Non possiamo sempre scrivere di graduatorie, degli stipendi innocui, o delle scelte insignificanti del Ministro (o chi per lui), ma chi ama la Scuola, e quanto essa significa, credo abbia il dovere di porre una profonda notazione e renderla partecipe a chi ancora crede o spera, a chi avverte, per sensibilità, l’urgenza di trovare una soluzione che grida un giro di boa immediato, prima che tutto questo virtuale e surrealismo social risucchi l’Essere nella vacuità del Nulla.
Scrivevo tempo fa che nei periodi bui della Storia comunque erano presenti dei riferimenti ideologici, di natura religiosa o laica, di una teologia o di un ritrovato soggettivismo che nel libero arbitrio proclamava la morte di Dio, e in egual misura l’uguaglianza e pari diritti per ogni uomo, qualunque fosse la sua condizione o appartenenza sociale.
In questo odierno periodo buio, la secolarizzazione ci ha privati delle grandi narrazioni, quella religiosa e quella ideologica e lo spazio vuoto è stato colmato dalle “comunità” in rete: quella tribalizzazione intesa quale forma di comunità basata sull’uso dei mezzi che disarticolano paradossalmente i rapporti spazio-temporali, consentendo una nuova modalità di relazionarsi e riducendo virtualmente la dimensione del mondo, per rispondere e soddisfare l’urgenza originaria di stare insieme.
Quanto accaduto a Vieste, e quanto si ripete in altre città del nostro Paese, e qualche volta anche in classe, non può lasciarci silenti, e invita noi adulti, noi educatori, noi genitori, noi Passato ma ancora urgente e necessario Presente, di farci riscontro nell’offrire e promuovere, in nuove modalità, quella conoscenza, quel sapere, quella lettura grazie alla quale “il lettore si arricchisce di ciò che riceve dall’autore”, e questo “gli permette di far fiorire la ricchezza della propria persona”, come afferma Papa Francesco.
Ho regalato un libro ad una studentessa, nel quadro di una lezione di educazione civica: “Lettera ad un bambino mai nato” di O. Fallaci, invitandola a ripensare e rivedere in un quadro più ampio il tema della donna, e delle difficili scelte talvolta obbligate, talvolta necessarie, talvolta.. (chi può giudicare!).
Regalerei o inviterei ancora e sempre ad aprire un libro e dedicarvici del nostro tempo, perché credo che questa è anche la Scuola, questa è la Scuola. Perché è l’unico strumento per non morire il pensiero. Per non morire l’Uomo.
Mario Santoro