Ancora una falsa partenza
Dell’anno appena trascorso si conserverà per lungo tempo un ricordo drammatico. Della scuola, la nostra – che per ultimo è stata chiusa, ma che dapprima è stata umiliata e poi dimenticata – cosa ne sarà? Il Governo aveva promesso che tutti gli studenti e le studentesse avrebbero rimesso piede a scuola il 7 gennaio 2021. Niente da fare, anche questa volta è stata una falsa partenza.
Nessuno stupore, già da Settembre l’assenza di un piano ben definito che potesse far presagire una riapertura, in presenza e sicura, della scuola era sotto gli occhi di tutti. Nessun investimento nell’edilizia scolastica, solo inutili e costosi banchi minuscoli al posto di spazi più ampi e sicuri. Nessun presidio medico nei nostri istituti, eppure sarebbe fondamentale come anche impiegare un numero maggiore di operatori sanitari per tracciare i contagi all’interno degli stessi. Una scuola fatta di aule ancora troppo affollate nelle quali sicurezza e qualità didattica rischiano di venir meno.
Il personale precario ATA sfiora il 10% e quello docente il 25%; emblematica è la situazione per le cattedre di sostegno: attualmente il numero dei docenti assunti a tempo determinato supera quello dei docenti di ruolo e ancora oggi ci sono cattedre da assegnare. Il prossimo anno la situazione sarà aggravata dai pensionamenti, si prevedono infatti oltre 100 mila cattedre sull’organico di diritto (posti vacanti e disponibili) che devono andare a ruolo, inoltre per quanto riguarda l’organico di fatto, ormai diventato strutturale, si avranno almeno 52 mila posti in deroga sul sostegno e 14mila posti sulla materia per la scuola secondaria, oltre a 12mila posti ATA.
Le procedure concorsuali, che il Governo ha tanto voluto e ostentato, si sono dimostrate palesemente fallimentari poiché mandare i candidati – docenti che avevano appena preso servizio nelle scuole – in giro per l’Italia in piena pandemia è stata una scelta testarda e rischiosa per la salute pubblica, tanto che poi è stato necessario interrompere il concorso. Ma è stato anche un concorso inutile perché le decine di migliaia di precari con almeno tre anni di servizio dovrebbero essere già stabilizzati da tempo, così come previsto dalle norme comunitarie.
Di recente la Commissione Europea, in una lettera indirizzata a Conte, focalizzata sul precariato, torna a descrivere l’Italia come “un paese dove i lavoratori del settore pubblico non sono ancora sufficientemente tutelati contro la discriminazione e l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato come previsto dalle norme europee”. Un rimprovero da anni rivolto al governo italiano, che di fatto continua a sfruttare e penalizzare il personale scolastico; ogni anno gli studenti di questo Paese vedono cambiare i loro insegnanti, non potendo così godere del diritto alla continuità didattica.Risulta ipocrita enfatizzare, anche tramite la stampa, la necessità di una scuola migliore grazie a insegnanti selezionati, quando di fatto quegli stessi precari lavorano e mandano avanti, da decenni, la scuola!
Per porre fine a questa situazione è necessario adottare un provvedimento urgente e radicale che riconosca il diritto alla continuità didattica e la stabilizzazione dei precari e consenta, parallelamente, l’avvio della normalizzazione del reclutamento del personale della scuola. Contemporaneamente alla stabilizzazione dei precari, si deve provvedere a contrastare il fenomeno delle classi pollaio che caratterizza la scuola e che è stato una delle principali cause oggi della mancata ripresa delle attività didattiche in presenza.
È necessario ridurre il numero di alunni per classe fino a un massimo di 18, non solo per l’emergenza sanitaria, ma perché vorrebbe dire iniziare a costruire una scuola più giusta; una scuola, per esempio, più efficace di quanto non lo sia oggi nel contrastare l’abbandono scolastico e l’analfabetismo funzionale. Significherebbe dare dignità all’insegnamento e alla scuola tutta, restituendole il ruolo previsto dalla Costituzione.
Coordinamento Nazionale Precari Scuola
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