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Ancora una volta nella bufera la maturità

Sono state bollate negativamente, infatti, sia la traccia sui totalitarismi del XX secolo che quella, della cosiddetta attualità, sull’acqua per il futuro dell’umanità.
Nel primo tema gli studenti non avevano nulla da approfondire visto che erano state già fatte talune scelte storiche, quelle che vorrebbero ascrivere tutte le nefandezze del secolo scorso alle dittature delle ideologie di sinistra, sminuendo addirittura il ruolo svolto dal fascismo e dal nazismo nonostante le leggi antirazziali e i milioni di ebrei finiti nei campi di concentramento presentati solo come vittime della guerra.
Troppo palese, oltre che fin troppo poco educativamente corretto, il tentativo di plagiare gli studenti con interpretazioni su cui ancora è aperto il dibattito tra gli stessi storici.
Bollata ancora più negativamente la citazione, tra i materiali indicati per lo svolgimento del tema sull’importanza dell’acqua per la sopravvivenza dell’umanità, di un intervento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alle "Celebrazioni ufficiali italiane per la Giornata mondiale dell’alimentazione".
Un coro di critiche si è levato per le scelte operate dagli anonimi estensori del Ministero, anche perché la scuola che diviene palestra del culto della personalità richiama gli oscuri periodi della dittatura del nostro doloroso ventennio.
L’adulazione del premier, esercitata dalle televisioni pubbliche e private, dalla stampa pagata per servire il potere e per dire solo ciò che piace alla maggioranza, ha invaso anche la Minerva, quel Ministero che, nonostante tutto, ha annoverato uomini quali Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Giovanni Spadolini.
La scuola diviene palestra di omaggio servile di chi sceglie le tracce verso chi detiene il potere e che strumentalizza le giovani generazioni per plagiarle con interpretazioni di comodo della storia del ventesimo secolo piegata alle ideologie dominanti più che alla verità.
Questo è possibile perché la classe politica, venuta fuori dal crollo di quella che è stata detta prima repubblica, ha rinunciato al suo ruolo che è quello di operare per lo sviluppo delle popolazioni, ma anche per le responsabilità della classe degli intellettuali che hanno da anni rinunciato a dire la loro opinione e a fare sentire al loro voce sui problemi cruciali della vita e della società italiana, come è appunto questo della scuola.
L’opposizione parlamentare ha chiesto che il ministro Moratti riferisca al Parlamento e che valuti le conseguenze, eventualmente anche dimettendosi. Sappiamo che come in tante altre circostanze ancora una volta nulla accadrà.
Il problema, in verità, è molto più grave. Attiene al ruolo che si vuole attribuire alla scuola in Italia nonostante l’enfasi di questi ultimi anni sulla riforma che di fatto sta avviando il sistema di istruzione e di formazione verso il degrado più grande atteso anche che si stanno distruggendo quei gradi, come la scuola elementare, che più di ogni altro era il fiore all’occhiello di tutta la scuola italiana.
Il problema, allora, rimanda al ruolo che alla scuola si vuole attribuire e che non può essere, come dimostrano le scelte dei temi della maturità, quello di riscrivere arbitrariamente la storia secondo gli umori delle ideologie dominanti, né, peggio, quello di alimentare il culto delle personalità, strumenti propri di regimi che nulla hanno a che vedere con la democrazia, tanto enfatizzata oggi a tutti i livelli.
La scuola italiana, da parte sua, chiede intanto di conoscere gli estensori delle tracce. Chiede che escano allo scoperto. Che i loro nomi, le loro qualifiche vengano rese note. Chiede che le loro competenze professionali vengano dimostrate e certificate.
Chiede, soprattutto, di conoscere qual è l’iter di preparazione delle prove, come si perviene alla scelta delle stesse, quali competenze vengono coinvolte nelle scelte.
Non è pensabile che in tempi di trasparenza, sancita per altro da norme costituzionalmente protette, che scegli i temi continui a lavorare al buio, nell’anonimato.
La garanzia di segretezza del lavoro a cui è chiamato chi elabora le tracce non viene intaccata anche se i nomi divengono di pubblica cognizione. Funzioni di ben più grande importanza e responsabilità si svolgono, nell’amministrazione statale, alla luce del sole.
L’anonimato ha reso sempre un servizio solo a chi non ha voluto a attenersi alla legge.
E’ il minimo che la scuola possa pretendere on questo momento di tensione e fallimento della politica scolastica italiana.

Giuseppe Guzzo

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