Sull’amara vicenda che ha visto una docente di italiano e storia di un Istituto Tecnico Industriale di Palermo sospesa dal servizio per 15 giorni, interviene l’Associazione Nazionale Docenti.
La vicenda della prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria, di Palermo, a cui è stata inflitta una sanzione disciplinare per aver “consentito” agli studenti, in occasione della Giornata della memoria, di evidenziare analogie tra le leggi razziali del 1938 e l’attuale Decreto sicurezza, è di una gravità inaudita e perfino non credibile (se i fatti non lo confermassero).
Come cittadini di questo Paese siamo attoniti che una vicenda del genere possa essere avvenuta in un Paese democratico come (vuole essere) il nostro. Qui non è in discussione solo un mero atto amministrativo, come è in concreto la sanzione impartita alla docente, ma gli effetti (espliciti ed impliciti) che tale atto ha sulle libertà fondamentali costituzionalmente tutelate della docente, quali la libertà di ricerca e di insegnamento nonché la libera manifestazione del pensiero. Nella scuola “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, come recita testualmente l’art. 33. I co., della Costituzione. L’esercizio di queste libertà è volto, in modo esplicito, a promuovere la formazione della personalità degli alunni, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali. Ciò è possibile solo se è garantita ai docenti l’autonomia professionale nello svolgimento dell’attività didattica, scientifica e di ricerca.
La cultura democratica non consente di tollerare il benché minimo tentativo di introdurre una “pedagogia di Stato” o pericolosi scivolamenti della formazione dei nostri studenti verso forme imposte di “pensiero unico” che segnerebbero in modo irreversibile la fine di una convivenza civile basata sul rispetto del pensiero libero, quale libertà incomprimibile del patrimonio culturale e spirituale delle nazioni democratiche.
Gli effetti impliciti di tale vicenda sono non meno deleteri. Si pensi a quanto potenzialmente pernicioso sia un simile episodio per il sereno svolgimento del lavoro di ogni docente e quanto influisca sulla loro percezione della libertà nell’esplicazione dei loro fondamentali compiti educativi. Ogni qual volta si troveranno ad affrontare in classe una tematica storica o di attualità sarà sempre presente il condizionamento psicologico derivante dall’episodio in questione. La libertà di espressione dei docenti, che rappresenta la parte più nobile dell’insegnamento, ne risulterà compressa, sovrastata dalla costante minaccia di sanzioni.
Stigmatizziamo, pertanto, con forza l’episodio in questione. La scuola è la culla della democrazia e tale deve rimanere. Non ci faremo intimidire, anzi da oggi, ancor con più determinazione, continueremo ad insegnare agli studenti il libero pensiero, il diritto di non essere d’accordo, l’esercizio della critica, la coltivazione del dubbio, il superamento dei pregiudizi, la cittadinanza attiva. Metodi – questi – necessari in una pedagogia che si voglia credibile e scientificamente all’altezza della sfida formativa cui l’istruzione pubblica è chiamata.
Auspichiamo e sollecitiamo l’immediato ritiro dell’illiberale provvedimento di sospensione, che rappresenta un grave ed inaccettabile attacco alle libertà fondamentali, oltreché alla dignità culturale e professionale dei docenti, e rivolgiamo appello ai massimi garanti del nostro ordinamento democratico affinché procedano ad una rapida e trasparente valutazione della condotta degli autori del provvedimento, disponendo l’adozione dei necessari atti conseguenti.
Il Presidente
Prof. Francesco Greco
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