In media, tra i Paesi Ocse, nel 2012 la differenza nel punteggio in matematica era di 53 punti, che equivale alla differenza di punteggio che risulta dall’essere andati a scuola un anno in più. In Italia, si legge sul Corriere, la differenza di punteggio è ancora maggiore ed equivalente a 63 punti Pisa.
In parte questa differenza riflette il fatto che gli studenti socio-economicamente svantaggiati tendono ad avere tassi di partecipazione inferiori: la differenza di punteggio scende infatti in media a 31 punti (e in Italia a 52 punti) quando si considerano studenti che provengono da contesti socio-economici simili. Se è vero che in Italia solo una minoranza dichiara di non essere mai andato alla scuola dell’infanzia – il 4% degli studenti contro una media Ocse del 7% – gli studenti che provengono da un contesto socio-economico svantaggiato tendono ad avere tassi di partecipazione inferiori: mentre il 90% degli studenti con avvantaggiati dichiara di aver partecipato per più di un anno alla scuola dell’infanzia, l’84% degli studenti meno fortunati ha preso parte ad attività di questo tipo.
Questo significa, scrive sempre Il Corriere della Sera, che molti degli studenti che potrebbero trarre un maggior beneficio dalla partecipazione a programmi quali la scuola dell’infanzia, al momento non prendono parte a questo importante ambiente di formazione e socializzazione. In Italia la proporzione degli studenti con un background d’immigrazione è cresciuta rapidamente tra il 2003 e il 2012. I nuovi immigrati sono generalmente molto più svantaggiati rispetto agli immigrati già stabiliti nel Paese e rispetto agli studenti senza un background di immigrazione. La barriera linguistica che molti di questi studenti devono affrontare è altresì un ostacolo all’apprendimento. La scuola dell’infanzia può essere un mezzo molto efficace per aiutare questi ragazzi e le loro famiglie ad essere pronti per un contesto scolastico e fare in modo che non si ritrovino ad iniziare la scuola con un gap considerevole rispetto agli altri studenti.
Sarebbe quindi opportuno, secondo il Corriere, investire nella scuola dell’infanzia e mettere in atto strategie che permettano a tutti i bambini di partecipare, abbattendo le barriere che ancora impediscono ad alcune famiglie di beneficiare di un’attività che può permettere loro di iniziare un percorso scolastico al pari con gli altri bambini e che può inoltre facilitare il lavoro degli operatori della scuola.
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