C’è una proposta del ministro del lavoro Giovannini di provvedere ad un prestito, a costo zero, per quei lavoratori in attesa della pensione (ma senza ancora i requisiti) che poi verrebbe decurtato al momento dall’assegno previdenziale una volta andati in pensione. Un anticipo che accompagni in quell’interregno, per al massimo 2/3 anni, che separa la perdita o l’uscita dal lavoro dal raggiungimento dei requisiti per la pensione. L’importo di tale contribuito non sarebbe poi uguale a quello dell’assegno della pensione, ma ammonterebbe ad un massimo di 7-800 euro mensili. Così facendo però il Ministro non tiene conto conto che la previdenza (dopo 35-40 di contributi) è un diritto dei lavoratori e non c’è bisogno di ricorrere a mezzucci come prestiti-elemosine o sussidi di tipo assistenziale.
Intanto nel D.L. 101/2013 “Salva statali” spunta una novità: si prevede la possibilità, fino a tutto il 2015 e solo per la PA, di lasciare il lavoro con le vecchie regole dei requisiti antecedenti alla riforma Fornero. Proposta da favola: “Sarà, sarà ma non ci credo” (11° Zecchino d’oro 1969). Roba da conflitti sociali e guerre tra poveri. E poi quale sarà la penalizzazione economica per questi, chiamiamoli fortunati, pensionanti? Un no secco ad una controriforma sostanziale della Fornero arriva da Scelta Civica perché essa “ha garantito, in larga misura, il recupero di credito di cui il nostro Paese ancora gode sui mercati finanziari e presso i nostri interlocutori”. A nostro avviso è stata una cura dura ma che ha lasciato delle pesanti eredità, come l’ingiustizia nel trattamento dei Quota 96 ghigliottinati al 31/12/2011.
I Quota 96 sono purtroppo legati ad un capestro burocratico. Il Miur, che si dice disponibile alla soluzione di questa incresciosa situazione, si dichiara però impotente a risolverne il problema dal punto di vista della copertura economica. Difatti, in seguito a leggi firmate Tremonti-Berlusconi, il Miur deve avere l’autorizzazione della funzione pubblica e del MEF.
I Quota 96 del comparto scuola sono alcune migliaia che hanno visto sfumare la possibilità di andare in pensione, in certi casi addirittura per 5-6 anni, nonostante il raggiungimento della Quota 96 entro l’anno scolastico iniziato l’1/9/2011 e chiuso il 31/8/2012. Ricordiamo che il tribunale di Siena nel 2012 ha dichiarato che la riforma Fornero non tiene conto delle peculiarità del sistema scolastico, delle differenze cioè tra anno solare e anno scolastico e dell’unica finestra di uscita, al 1° settembre di ogni anno, per i lavoratori della conoscenza.
Esistono nella PA: Pensioni d’oro, d’argento e di bronzo, come scrive Marco Rodari sul Sole 24 Ore. “Se si guarda agli importi complessivi dei nuovi assegni erogati dall’Inps ad ex dipendenti pubblici si scopre che questi variano dai 4.549 euro mensili per la Cassa pensioni sanitari ai 1.502 euro mensili della Cassa pensioni insegnanti. Gli importi medi più elevati si registrano nell’ambito della magistratura (8.225 euro mensili), settore seguito dall’Università (3.546 euro) e delle Forze Armate (2.614 euro)” .