L’ANDIS apprezza l’impianto complessivo del Disegno di Legge, che riporta l’istruzione e la scuola al centro del dibattito politico e culturale del Paese e stabilisce un’obiettiva inversione di tendenza rispetto alle drastiche politiche di risparmio che hanno interessato il nostro sistema scolastico nell’ultimo ventennio.
L’ANDIS si riconosce in particolare nelle finalità e nella connotazione dell’autonomia scolastica e dell’offerta formativa, così come delineate negli articoli 1 e 2 del disegno di legge: alunno al centro del processo educativo, metodologie laboratoriali e attività di laboratorio, inclusione e lotta alla dispersione, scuola intesa come comunità (attiva, professionale) aperta al territorio, sviluppo del metodo cooperativo, rispetto della libertà di insegnamento. Su questa idea di scuola le autonomie scolastiche dovranno misurarsi (ed essere misurate) nell’elaborazione dei Piani triennali dell’offerta formativa. Sulla stessa idea di scuola dovranno altresì essere calibrati i profili professionali dei docenti e dei dirigenti scolastici.
L’ANDIS condivide l’esigenza di una piena realizzazione dell’autonomia scolastica, rimasta sostanzialmente bloccata per oltre un decennio. A tal fine è necessario che l’amministrazione scolastica centrale e periferica si concentri sulle funzioni generali di sistema (indirizzo, coordinamento, valutazione e redistribuzione delle risorse), spogliandosi definitivamente delle competenze gestionali.
E’ pertanto pienamente coerente con tale disegno l’assegnazione alle autonomie scolastiche di adeguate risorse finanziarie e soprattutto di organici, tali da consentire alle stesse di programmare il tempo scuola e l’organizzazione in funzione di una didattica finalizzata all’acquisizione di competenze, come previsto dalle Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il I ciclo, dalle Indicazioni Nazionali per i licei e dalle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali.
L’organico dell’autonomia costituisce una delle innovazioni più rilevanti e significative dell’intero DDL in quanto consente la piena realizzazione del Piano dell’offerta formativa.
Così come appare coerente che sia la scuola, attraverso la figura del dirigente scolastico, suo legale rappresentante, a proporre sulla base del Piano dell’offerta formativa gli incarichi ai docenti inseriti nell’albo territoriale. Riguardo poi alla predisposizione del Piano triennale appare di dubbia interpretazione il compito assegnato al DS (art. 2 co.10) di definire gli “indirizzi per le attività della scuola”, considerato che il DS ha compiti di gestione.
Il Piano straordinario di assunzioni, oltre a risolvere un grave e annoso problema sociale, rende possibile la stabilità e l’affidabilità dell’organico dell’autonomia, evitando l’estenuante carosello di docenti che si verifica ad ogni inizio d’anno scolastico (le famigerate nomine ex art. 40 “…in attesa di avente diritto”) a danno di troppe classi e alunni in condizioni di disabilità.
Al fine di porre definitivamente termine a questo increscioso fenomeno si dovrebbe evitare per il futuro il riprodursi di graduatorie a fianco o a seguito degli albi territoriali.
La scuola del nostro Paese è per giudizio comune organizzazione complessa a legami deboli.
Tanto l’esperienza diretta, quanto le ricerche empiriche ad oggi condotte, dimostrano il successo della leadership per l’ apprendimento , orientata al clima organizzativo, alla condivisione di buone pratiche, alla qualità della relazione. Questo modello di leadership, a cui l’ANDIS ha aderito da tempo, presuppone che il dirigente scolastico possa: occuparsi prevalentemente del successo scolastico e formativo degli studenti; organizzare, condurre e gestire l’insieme delle risorse umane, finanziarie e del contesto; assicurare buone relazioni con il territorio; promuovere tra i docenti e con i docenti il valore della qualità degli esiti di educazione e di apprendimento; orientare la comunità scolastica verso il circolo virtuoso valutazione, miglioramento, rendicontazione sociale.
Una dirigenza di questo tipo è coerente con l’idea di scuola delineata nel novellato art. 1, che mette al centro “la valorizzazione delle potenzialità e degli stili di apprendimento di studentesse e studenti nonché della comunità professionale scolastica con lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, per incrementare le conoscenze disciplinari e didattiche e le competenze, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio”.
Il dirigente scolastico, insieme con le figure e le articolazioni del Collegio dei docenti a ciò delegate, deve essere centro e motore dei processi di ricerca e innovazione in un percorso continuo di miglioramento del progetto e degli esiti formativi.
Condizioni irrinunciabili di tale percorso sono la formazione da un lato e la valutazione dall’altro. Rispetto alla prima, l’ANDIS esprime la propria soddisfazione per la formulazione di cui all’art. 12 co.4, nel quale si definisce la formazione in servizio “obbligatoria, permanente e strutturale”, creando le condizioni affinché la stessa possa finalmente uscire dalla facoltatività e occasionalità in cui versa attualmente.
Deve trattarsi di una formazione strettamente interrelata con il piano di miglioramento dell’autonomia scolastica e costantemente verificata nelle sue ricadute didattiche e organizzative (all’esito di tali verifiche parrebbe, fra l’altro, opportuno legare riconoscimenti di merito e retributivi).
Una formazione di qualità destinata a tutto o gran parte del personale richiede, oltre a risorse adeguate, un’organizzazione sistemica ancora da costruire: in essa dovrebbero avere un ruolo di rilievo le Università, appositamente strutturate, le associazioni professionali della scuola e le autonomie organizzate in reti di scuole.
Per quanto riguarda la valutazione, nodo strategico e critico del complesso percorso che conduce alla reale autonomia, il nostro sistema scolastico si è mosso con grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei per quanto concerne sia la valutazione di sistema, sia la valutazione del personale. Per quest’ultimo aspetto, la valutazione non può essere confusa con una premialità rivolta a pochi e che non parta dalla definizione di un profilo professionale rinnovato e di indicatori chiari, rigorosi e rilevabili senza ricorso a procedure troppo complesse e costose. La valutazione dei docenti, così come quella dei dirigenti, deve essere rivolta a tutti e non deve essere finalizzata a riconoscimenti economici “una tantum”, ma alla costruzione di una vera e propria carriera che abbia come risultato l’affidamento di compiti e funzioni di coordinamento didattico ed organizzativo, sulla base del riconoscimento di prestazioni e servizi effettuati e positivamente valutati.
Altra questione è la valorizzazione del merito di cui all’art. 13 del DDL. A tal proposito e con riferimento alla composizione del Comitato di valutazione, l’ANDIS ritiene inadeguata l’inclusione di rappresentanze non tecniche (genitori e studenti) in un organismo che dovrebbe invece esprimere il massimo di competenza professionale. Si potrebbe comunque porre in capo alle istituzioni scolastiche l’obbligo di rilevare la soddisfazione degli utenti.
Un malinteso concetto di autonomia ha riversato nell’ultimo decennio un crescente sovraccarico di incombenze amministrative e burocratiche sui dirigenti scolastici e sulle segreterie. In realtà si è trattato di una e vera e propria invasione, da parte non solo dell’Amministrazione scolastica, degli spazi delle Autonomie mediante una serie infinita di disposizioni, circolari, ripetute richieste di dati, in un quadro generale di rara confusione e inconcludenza.
L’esercizio di una reale autonomia prevede, per contro, il riorientamento degli elementi caratterizzanti la professionalità del dirigente scolastico verso i fini sostanziali e istituzionali del successo formativo.
Non è sufficiente un robusto “disboscamento” normativo, peraltro urgente e indispensabile, così come la riunificazione in un testo unico delle leggi fondamentali sulla scuola, ma si rende altrettanto indifferibile e necessario un vero e proprio riassetto ai vari livelli dell’Amministrazione scolastica. Nell’ambito di tale riassetto si potrebbe destinare alle reti di scuole, di cui all’art. 8 co.10, il personale degli attuali Uffici di Ambito Territoriale(ex Provveditorati agli Studi) che andrebbero contestualmente soppressi. Ciò consentirebbe una più proficua utilizzazione delle competenze professionali distribuite nei diversi uffici amministrativi territoriali e alleggerirebbe verosimilmente il carico burocratico- amministrativo delle singole unità scolastiche, consentendo, fra l’altro, risparmi di spesa e maggiore efficienza gestionale.
L’ANDIS apprezza le misure relative alla sicurezza degli edifici di cui agli articoli 20 e 21 del DDL e i relativi impegni di spesa, che dovranno trovare continuità nel tempo in ordine alle esigenze costantemente rilevate.
Si ritiene, inoltre, che debbano essere riconsiderati il ruolo e la posizione del dirigente scolastico, a partire dall’anomala definizione di “datore di lavoro” per una figura professionale che non dispone direttamente degli strumenti e delle condizioni essenziali per i necessari interventi.
Certo la responsabile e quotidiana presenza negli edifici scolastici ne fa, insieme con il restante personale addetto alla prevenzione e protezione, una figura fondamentale ai fini della sicurezza reale, con una funzione insostituibile in termini di prevenzione e di tempestiva segnalazione di esigenze e priorità.
Complessità e delicatezza del tema richiedono un approccio multilaterale e sinergico da parte di tutti gli attori interessati, per definire compiutamente ruoli e responsabilità di ciascuno, a cominciare dagli Enti proprietari degli edifici che dispongono delle risorse e delle competenze tecniche per intervenire in modo appropriato e tempestivo.
Negli ultimi anni la scuola italiana ha subito una massiccia e costante erosione di risorse. E’ sicuramente da accogliere con favore l’impegno di investire maggiormente per il rilancio del sistema di istruzione e formazione.
Per poter competere con le migliori esperienze europee è necessario riportare, con gradualità e costanza, gli investimenti sull’istruzione alla media dei Paesi europei, anche con l’adeguamento ai livelli UE delle retribuzioni del personale della scuola.
L’ANDIS auspica che il Parlamento possa trovare al suo interno le più ampie convergenze sul disegno di legge in discussione. Una buona legge di riforma potrebbe indicare alle scuole traguardi e strumenti per il miglioramento della qualità dell’istruzione, a garanzia del supremo diritto di alunni e studenti al pieno successo formativo.
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