Da due anni il mondo della scuola (e in particolare quello dell’inclusione scolastica) è decisamente più povero: il 26 maggio del 2022, infatti, era venuto a mancare Andrea Canevaro, pedagogista di rilievo internazionale.
Canevaro fu docente di pedagogia speciale all’Università di Bologna e dedicò tutta la sua vita, professionale e non solo, al tema della disabilità e dell’inclusione.
Pochi mesi prima della sua morte abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo per la nostra testata per parlare con lui e con Raffaele Iosa dell’anniversario della legge 104.
E, proprio a Raffaele Iosa, ex ispettore tecnico ed esperto dei problemi dell’inclusione, abbiamo posto qualche domanda.
Se Canevaro avesse avuto la possibilità di vedere quello che è capitato nei due anni dopo la sua morte, cosa avrebbe detto e fatto?
Nulla di diverso da ciò che ha sempre detto e fatto, senza abbandonare il suo punto di vista radicale e ci avrebbe anche mostrato i pericoli di quello che sta accadendo
E cosa sta accadendo?
Basta leggere le quotidiane esternazioni del ministro Valditara: è quasi tutta fuffa roba buona solo per la campagna elettorale
Veramente l’idea di pensare a percorsi di formazione gestiti dall’Indire per consentire ad alcune decine di migliaia di docenti di conseguire la specializzazione non mi sembra fuffa, ma è roba seria; cosa ne avrebbe detto Andrea Canevaro?
Sì questa è davvero una idea vergognosa, Andrea avrebbe avuto parecchio da ridire. E’ la filosofia complessiva che lui avrebbe contestato radicalmente: le proposte del Ministro su inclusione e sostegno sono chiaramente finalizzate a garantire la quantità e non la qualità, come se l’inclusione fosse solo un problema di numero di docenti di sostegno, di operatori e di ore di ‘copertura’ e non anche di qualità. Ecco, questa ulteriore deriva avrebbe allarmato moltissimo Canevaro.
Però dobbiamo ammettere che non da oggi le politiche sulla inclusione scolastica segnano il passo
E’ vero, purtroppo Valditara sta portando a termine un percorso scellerato che va avanti da almeno un ventennio.
Chi crede nella inclusione come è stata insegnata e praticata da Andrea Canevaro deve rassegnarsi ad una sconfitta di quel progetto?
Diciamo che oggi il contesto è più complesso e tutto è più difficile, ma qualche luce in fondo al tunnel si intravede. Per esempio la proposta della cattedra inclusiva sulla quale sto lavorando con altri e che sicuramente sarebbe piaciuta ad Andrea sta riscuotendo interesse e ci sono già molti gruppi di insegnanti che la stanno sperimentando o che vorrebbero aderire al progetto. Qualche ragione per non essere del tutto pessimisti c’è. Lo dobbiamo ad Andrea ma soprattutto alla nostra scuola (e non solo agli alunni con disabilità) che ha bisogno di modelli educativi e organizzativi di alto livello.