Dalla strage di Ustica al caso di Emanuela Orlandi. Tenace, costante e rigoroso dal punto di vista professionale l’impegno, attraverso reportage e inchieste, di Andrea Purgatori che va considerato un punto di riferimento del giornalismo realmente libero e scevro da condizionamenti.
Come riportato anche su questa testata, oggi è morto Andrea Purgatori. Nel suddetto articolo pubblicato su La Tecnica della Scuola si evidenzia anche come Purgatori sia stato non soltanto un brillante giornalista ma anche autore di programmi di successo e sceneggiatore di vari film, collaborando alla sceneggiatura di film quali “Il giudice ragazzino”, che ripercorre la storia del giudice siciliano Rosario Livatino, assassinato dalla mafia, esattamente la stidda agrigentina, nel 1990, all’età di 38 anni (otto mesi dopo la morte del giovane giudice, l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga definì “giudici ragazzini” una serie di giovani magistrati impegnati nella lotta alla mafia – scatenando giustamente diverse polemiche – e anni dopo in una lettera aperta indirizzata ai genitori del giudice agrigentino, Cossiga smentì che quelle affermazioni ritenute dispregiative fossero riferite a Rosario Livatino, come era apparso ad alcuni), e “Fortapàsc” che fa riferimento all’omicidio di Giancarlo Siani da parte della camorra, infastidita dalle inchieste, su criminalità organizzata e connivenza tra questa e alcuni settori della politica, del giovane giornalista napoletano.
E naturalmente Purgatori partecipò alla sceneggiatura del film “Il muro di gomma”, che tratta le vicende della strage di Ustica, con l’abbattimento del Dc-9 della compagnia Itavia partito da Bologna e mai arrivato a Palermo (un articolo de ilrestodelcarliono.it ripercorre le principali tappe giudiziarie su cui hanno pesato una serie di “ostacoli”… che difficilmente possono essere ritenuti come casuali). Ho scritto l’avverbio “naturalmente” perché Andrea Purgatori si è occupato per anni, come giornalista, della tragica vicenda e delle menzogne e depistaggi che sono stati sistematicamente, sin da subito, messi in atto.
“Una strage, quella nei cieli di Ustica – leggiamo in una pagina di collettiva.it che riporta uno stralcio di quanto scritto dal giornalista e scrittore Pino Casamassima – inseritasi coerentemente nel filone delle stragi italiane segnate da depistaggi, imbrogli, reticenze, falsità, e tutto quel che di peggio si può immaginare relativamente alla ricerca della verità. Perlomeno, quella giudiziaria. Da piazza Fontana in avanti, anzi, volendo essere più storicamente pignoli, da Portella della Ginestra del 1° maggio 1947 in avanti”.
Purgatori con passione e tenacia ha cercato di svelare i misteri della strage di Ustica (in cui persero la vita 81 persone). Misteri sino un certo punto ormai, perché sappiamo bene che la causa fu determinata dall’impatto di un missile, forse l’unica incertezza è se quel missile fu sganciato da un aereo con bandiera a stelle e strisce o da un ‘caccia’… con il “galletto” e la bandiera blu, bianca e rossa.
Lo stesso giornalista romano in una intervista riportata dalla testata “Articolo21” tre anni fa, in occasione del 40° anniversario di quella strage, afferma tra l’altro che “il muro di gomma c’è ancora ma comincia a sgretolarsi”. Sul Tirreno quella sera del 27 giugno 1980 c’era uno scenario di guerra e i nostri “alleati atlantisti” (con riferimento in questo caso soprattutto a statunitensi, inglesi e francesi) dovrebbero rispondere alle varie rogatorie internazionali promosse dagli inquirenti italiani, a meno che non siamo uno Stato “a sovranità limitata”.
“Un atto di guerra ostile perpetrato in tempo di pace”, ha dichiarato non molto tempo fa Purgatori. Secondo una versione attendibile i velivoli che si erano alzati in volo cercavano di intercettare un mig libico per abbatterlo, ritenendo che a bordo ci fosse Gheddafi, e il velivolo libico aveva tentato di “nascondersi” in volo dietro la scia del Dc 9, l’aereo civile abbattuto (per errore di calcolo!) dagli inseguitori.
Purgatori si è anche occupato di altre importanti inchieste, ad esempio sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sulla sparizione di Emanuela Orlandi (allora quindicenne), avvenuta 40 anni fa, cittadina vaticana, e sui misteri legati a quella drammatica vicenda.
Un professionista dell’informazione che si è distinto per il suo impegno civile, manifestato non soltanto attraverso articoli e inchieste.
Personalmente ho avuto l’opportunità anni fa di incrociare Andrea Purgatori durante un incontro di formazione professionale organizzato per i giornalisti: lui ovviamente era tra i relatori, io tra i fruitori del seminario ed ero contento perché per me era piacevole ascoltare l’intervento di un giornalista che avevo tanto ammirato quando da ragazzo leggevo i suoi articoli sulla vicenda di Ustica.
E vogliamo sottolineare come Andrea Purgatori rappresenti un esempio per un giornalismo d’inchiesta libero, basato sui fatti, puntiglioso. Per un giornalismo che non si piega a condizionamenti politici, finanziari, editoriali. Un giornalismo che dovrebbe contrastare tutte le “fake news”, quelle di molti siti che danno informazioni fuorvianti ma anche le reticenze e le campagne di disinformazione “dell’informazione di regime”.
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