Attualità

Animatore digitale ai tempi del coronavirus, quasi una missione

Quello dell’animatore digitale è un incarico non semplice da gestire, perché bisogna essere in grado di rispondere alle esigenze e alle necessità della scuola in cui si opera, esigenze che sono diverse da una realtà all’altra e che – come sta dimostrando l’emergenza di questi mesi – variano anche con il tempo.
Abbiamo parlato con tre animatori che ci hanno raccontato la loro esperienza.

Fabrizio Gelli, ITP di laboratorio elettronico elettrotecnico, è animatore digitale presso l’Istituto superiore Einaudi Casaregis Galilei di Genova

“Nella nostra scuola – spiega Gelli – abbiamo alle spalle un grande lavoro sulle pratiche didattiche digitali e quindi non siamo stati colti impreparati. Durante la prima settimana di stop didattico come animatore digitale mi sono occupato di attivare una intensa attività’ di studio e di implementazione di applicativi utili per la didattica a distanza, e anche di formazione per i docenti”.
Prosegue l’insegnante: “Sono stati realizzati video tutorial per usare diversi applicativi e così in pochi giorni, grazie all’impegno profuso da tutti i docenti, è’ stata allestita una piattaforma didattica che normalmente avrebbe avuto bisogno di settimane di lavoro e formazione”.
“Sono state inoltre pianificate diverse misure di monitoraggio attraverso la somministrazione di questionari e interventi puntuali dei docenti –
spiega ancora Gelli – e si è attivato un monitoraggio per la situazione degli alunni con disabilità o BES, uno per intercettare gli studenti con difficoltà’ di accesso ai sistemi digitali, e uno per avere uno sguardo d’insieme rispetto alle attività effettivamente svolte dai docenti”.
“Dai dati che abbiamo raccolto – conclude – risulta che abbiamo svolto nel complesso centinaia di ore di lezione e di attività diversificate comprese quelle finalizzate a valutare l’efficacia del nostro intervento e la qualità degli apprendimenti degli studenti”.

Miriam Pierozzi, docente d’Italiano e storia, è animatore digitale presso l’Istituto Professionale Guglielmo Marconi di Prato, una scuola con 800 studenti e 35 classi.

“Fin da subito – spiega – in pieno accordo con il collegio dei docenti e con il dirigente scolastico abbiamo convenuto che la priorità della scuola fosse quella di non interrompere il rapporto educativo con i nostri studenti. E così, fin dai primi giorni del mese di marzo 2020 abbiamo lavorato utilizzando a pieno gli strumenti offerti dal registro elettronico in uso nell’Istituto. Tramite il registro infatti abbiamo reso immediatamente disponibili per ogni classe e indirizzo di studio libri da dare in lettura, ricerche da attivare, filmati da vedere, disegni, temi, dispense, slide e presentazioni per argomenti e materie, video lezioni registrate dai nostri docenti ed esercitazioni necessarie al consolidamento dei contenuti precedentemente svolti in presenza”.
“Non abbiamo previsto un orario scolastico modellato su quello della didattica in presenza –
aggiunge ancora la docente – perché riteniamo che non sia salutare tenere i ragazzi davanti a un computer o a un cellulare per tanto ore consecutive”.
E conclude: “Per supportare ulteriormente i ragazzi e le famiglie, abbiamo aperto sul sito della scuola uno spazio denominato ‘Continuità pedagogica – supporto a distanza’ dove i materiali didattici creati dai docenti sono messi a disposizione di coloro che volessero ulteriormente approfondire gli argomenti di studio.  E’ del tutto evidente che la ricchezza umana ed educativa della didattica in aula non può essere sostituita dalla didattica a distanza che però può comunque rappresentare uno strumento importante per accompagnare i nostri studenti in questa fase di emergenza”.

Fabio Notarantonio docente presso l’IIS Edoardo Amaldi di Roma (2mila studenti, 180 insegnanti) racconta con un certo entusiasmo la sua  esperienza: “In poco tempo sono diventato il docente più gettonato della scuola; fresco di nomina, mi sono ritrovato catapultato in un contesto dove buona parte dei colleghi (ma devo essere sincero, anche il sottoscritto) non aveva la benché minima idea di cosa fosse una diretta in streaming o un meeting”
“Nel giro di pochissimo tempo – aggiunge – ho dovuto testare diverse piattaforme, prima di poter scegliere quella più intuitiva perché molti colleghi hanno ancora difficoltà a concepire le funzionalità basiche di un PC, figuriamoci installare e configurare una piattaforma per videoconferenze”.
“Lavoriamo tutti molto – conclude – ormai la telefonata dei colleghi alle 8 di sera con l’inevitabile incipit ‘Scusa se ti disturbo’ rientra nella prassi quotidiana… Ma tutto sommato è giusto che sia così! In fondo, in questa fase, quella dell’animatore digitale è una vera e propria missione”.

Reginaldo Palermo

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