A due anni dall’avvio all’interno della “Buona scuola”, le 8mila scuole italiane hanno nominato il proprio “Animatore digitale”: una figura che il Miur considera strategica per lo sviluppo del Piano Nazionale della scuola digitale (PNSD). Gli animatori digitali, tuttavia, sono sì considerati fondamentali ma ad oggi risultano ancora incompiuti.
Con la nota del 17 novembre scorso, lo stesso ministero dell’Istruzione ha comunicato l’avvio operativo di un passo importante per l’attuazione del PNSD, con particolare riguardo all’azione 28, relativa appunto all’istituzione dell’animatore digitale in ciascuna scuola che prevede tra l’altro la progressiva liquidazione del contributo di un milione di euro a favore delle istituzioni scolastiche che si siano dotate di un proprio animatore digitale.
La sua introduzione rappresenta il viatico per la trasformazione digitale della scuola, perché si tratta di un docente che lavorando a stretto contratto con il dirigente scolastico e con il dirigente ammnistrativo è in grado di diffondere innovazione nella scuola.
Quali sono in particolare i compiti operativi previsti dall’articolo 28 del Piano? Le attività sono divise su tre ambiti diversi, la formazione, il coinvolgimento della comunità scolastica, la creazione di soluzione innovative.
Per quanto riguarda la formazione, l’animatore digitale ha la funzione di coordinamento e di stimolo per la formazione interna anche attraverso i laboratori formativi.
Deve coinvolgere la comunità scolastica favorendo la partecipazione degli studenti anche attraverso workshop, attività formative per famiglie e altre attività strutturate.
Infine, il terzo ambito di applicazione dell’animatore digitale è la creazione di soluzioni innovative, metodologie e tecnologie da diffondere all’interno della scuola.
Ambito ed applicazioni su cui Il Miur , ha confermato nella nota lo stanziamento di 1.000 euro annui, soldi che diventano “elemento sostanziale per l’attuazione dei progetti definiti dall’animatore. “Bene, dunque, la nota del Miur per portare a completamento le condizioni di base” come ha confermato nel suo articolo Nello Iacono su “Agenda Digitale”.
Ma come sottolinea lo stesso Iacono, “rimane l’incompiutezza della figura dell’animatore”, perché se da una parte è strategica e sicuramente fondamentale non è “strutturale e di sistema”.
Rimane secondo l’autore dell’articolo , una disattenzione di fondo: “se da un punto di vista amministrativo può essere ritenuta più agile e flessibile la scelta di non richiedere l’invio preventivo del progetto al Miur, ma soltanto al momento della rendicontazione di fine anno, non si comprende perché anche nella sostanza non si forniscano supporti, o formati particolari o esempi da prendere nella galleria degli Schoolkit, o anche la struttura consigliata a partire da quanto sviluppato nei tanti corsi di formazione”
Un altro aspetto carente è il fatto che non si sia pensato di predisporre e mettere in campo task force territoriali di supporto: una mancanza che potrebbe risultare come un pericolo passo falso nel percorso della digitalizzazione della scuola.
Un percorso la cui importanza è stata oltremodo ribadita anche da Simona Malpezzi (Pd), responsabile Scuola Pd e facente parte della Commissione Cultura della Camera dei deputati, in occasione dell’ultima tappa, del roadshow di Google ‘Digitali e responsabili”: “il tema delle competenze che le nuove generazioni devono sviluppare è legato imprescindibilmente alla formazione del corpo docenti”
In sostanza, serve da una parte una guida agli studenti in grado di far scegliere loro nel migliore dei modi il proprio percorso di crescita verso il mondo digitale e di scelta delle opportunità offerte dalla rete , ma anche un percorso che porti gli insegnanti ad una maggiore maturità e conoscenza del mondo digitale e dei social media fondamentale per prevenire fenomeni negativi come ad esempio quello del cyberbullismo.
Fortunatamente, precisa Malpezzi “i primi dati relativi all’utilizzo della piattaforma S.O.F.I.A. (il sistema operativo per la formazione del Miur n.d.r) sono incoraggianti”.
Un aspetto da non trascurare è il fatto che oltre il 60% dei bambini di oggi farà un mestiere ad oggi non esistente, quindi il ruolo della scuola deve essere quello di fornire la borsa degli attrezzi, l’insieme degli elementi di conoscenza e di metodo da utilizzare per il loro future e le loro scelte professionali.
“Se non mettiamo i ragazzi in condizione di discriminare, se non diamo loro un accesso consapevole alla Rete, rischiamo di creare una società di esclusi”, ha concluso la Malpezzi nel suo intervento.
E’ importante quindi un deciso cambio di passo che consentirà alle generazioni future di avere l’opportunità di scegliere di costruirsi il proprio futuro.
La Legge di bilancio 2025 approvata dal Governo contiene disposizioni apprezzabili, come l’innalzamento della soglia…
Si discute molto di educazione alla pace, ma nelle ultime settimane la cronaca ha fatto…
Anche oggi, come faccio da ormai molto tempo, mi è capitato di leggere un vostro…
Meno soldi per le armi, più finanziamenti per la scuola, la sanità e la lotta…
Il regista napoletano Paolo Sorrentino, che ha diretto il film "Parthenope", al momento nelle sale…
L'ascolto attivo a scuola è una pratica che incoraggia gli studenti a partecipare in modo…