La rapper Anna Pepe, quasi 21 anni, è tra le voci più amate dalla Generazione Z. Basta andare su TikTok e guardare i video dei profili più seguiti: le sue canzoni sono ovunque, soprattutto la sua ultima uscita “30°“. La ragazza, spesso nota solo con il nome “Anna”, che l’anno scorso è stata la donna più ascoltata su Spotify, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera.
Anna ha discusso in merito ai testi delle sue canzoni, alcuni dei quali molto espliciti: “Io le robe brutte a volte le ho dette, ma il rap è arte e penso che ognuno nasca con un’educazione che arriva dalla famiglia. Non credo che le cose negative si apprendano dalla musica, se io dico ‘vai a sparare’, non è che lo fai. Ci sono sempre stati brani di grandi artisti che non hanno detto solo cose belle, ma ognuno deve avere una propria morale”, questa la sua risposta a chi accusa i rapper di essere cattivi modelli per i giovani.
Ed ecco alcune battute sulla sua esperienza a scuola: “Prendevo mille note, sono sempre stata un po’ un personaggio. Mi vestivo in modo diverso. Anche quando ho iniziato a fare i pezzi, nessuno mi prendeva seriamente, anzi: bullismo totale. Ma ci sta, non ero molto brava”.
Si tratta dello stesso pensiero di fondo di un altro idolo della Generazione Z, Geolier, al secolo Emanuele Palumbo, 24 anni.
Ecco le sue parole, come riporta La Repubblica: “Noi artisti raccontiamo le storie. Anche quelle brutte. Non abbiamo la responsabilità di educare nessuno con le nostre canzoni. Sì, ho perso anche io fratelli per la strada ma noi rapper non siamo il male. Non toglieteci questa possibilità di racconto”.
Si tratta dell’ennesima risposta a chi lo ha attaccato per l’invito all’Università Federico II di Napoli, facendo riferimento ad alcuni suoi brani in cui in qualche modo sembra inneggiare a delinquenza, violenza e comportamenti poco edificanti.
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