I lettori ci scrivono

Anni buttati al vento!?

Non mi aspettavo altro risultato dagli incontri tra MIUR e Sindacati. E non ci ho mai creduto. Sapevo che sicuramente in vista dei prossimi appuntamenti elettorali Regionali, il contentino, come da sempre, è servito: ci pensate 24.000 assunzioni più o meno subito, e altre 24.000 in seconda fase: cioè 50.000 VOTI: il pozzo che non tradisce.

Tra questi però restano fuori altre migliaia e miglia di docenti (cosi detti INGABBIATI), che dovrebbero essere sistemati attraverso un Disegno di Legge che se non trova spazio nel DEF, sarà oggetto, forse, di trattativa il prossimo anno.

Detto ciò, quel che non riesco a comprendere è il perché chi ha insegnato da millenni nella scuola debba fare un percorso PAS o come cavolo lo si vuol chiamare, per ottenere un diritto che in Europa è acquisito col titolo di studio quale è la Laurea: la tanto agognata ABILITAZIONE. Mi dicono dalle svariate regie che il motivo è il soldo: pagare Università monche del sussidio di Stato, e quindi arricchire i docenti che saranno impiegati nei corsi di formazione-abilitazione.

Così come i 24 CFU, sempre in primo piano, quasi fosse un refraim, a dire che il titolo acquisito è inutile ai fini dell’insegnamento: 24 CFU per chi non lo sa sono circa 500 euro ( e più) da sborsare di tasca propria in media, perché ogni esame costa all’incirca centinaia di euro. Dopo i costi affrontati per acquisire una Laurea: triennale + i due anni di specializzazione 8° volte in Master, che costano minimo 30/40 mila euro, se di più meglio perché avrebbero più valore ai fini di un credito di riconoscimento anche personale).

Ora, tornando al primo punto, 20/25/30 anni di insegnamento non sono sufficienti?

Non sono come un corso senza tempo di formazione (PAS aeternum) che si completa con la acquisita professionalità e pertanto il prodotto finale è: DOCENTE? – Cambia la disciplina? Vero. Ma a chi la deve insegnare è sempre lo stesso soggetto, meglio la stessa persona che trasferirà il sapere inteso quale conoscenza unitamente alla esperienza sempre secondo il carattere o le caratteristiche che lo costituiscono e lo definiscono: io resto me stesso. Sono io sia che insegno matematica, sia che insegno lettere, sia che insegno altro, poiché il phatos col quale trasmetto sapere è Io, cioè me medesimo.

Quindi che ca… serve ancora un ennesimo corso abilitante?

Sarebbe invece opportuno permettere a questa marea di docenti (ingabbiati) di accedere ai ruoli delle discipline per le quali si sono laureati semplicemente in fase di operazione di Mobilità. E gli anni trascorsi ad insegnare altro (per i quali si sono spesi soldi e fatica per informarsi e formarsi circa la materia di insegnamento,) restano l’unica misura di merito e di calcolo in sede di costituzione di graduatoria al fine dell’assegnazione della cattedra (on. Pittoni docet).

Sarebbe già un primo importante e corretto passo al riconoscimento del lavoro e dell’impegno a servizio della Scuola. Sarebbe.

Mario Santoro

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