Oggi, 4 gennaio, ricorre il nono anniversario dalla morte di Pino Daniele, il celebre musicista e cantante blues napoletano, stroncato da un infarto nel 2015 quasi 60 anni. Qualche mese fa abbiamo parlato di una bella iniziativa che è stata organizzata in suo onore.
Lo scorso ottobre è stato annunciato a Radio Capital il progetto culturale, a cui parteciperanno gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Benevento e provincia, incentrato sullo studio dei testi delle canzoni del cantante partenopeo.
L’iniziativa è nata dal Presidente dell’Accademia di Santa Sofia, Salvatore Palladino, che ha spiegato il perché di questa scelta: “Pino Daniele è stato particolarmente impegnato nel campo artistico e musicale ma sempre determinato a evidenziare caratteristiche e difficoltà del nostro territorio. La scelta si basa sull’esigenza/opportunità di spingere i giovani ad affrontare una serie di problematiche sociali di grande attualità attraverso la musica e i testi, analizzabili da vari aspetti e utilizzando i linguaggi delle diverse discipline, estrapolandone tematiche su cui dibattere ed esprimersi, manifestando le proprie competenze, creatività e capacità di gestire situazioni nuove”.
Come riporta La Stampa, il progetto si snoderà in tre fasi:
I testi analizzati saranno “Napule è”, “Yes I know my way”, “A me me piace ‘o blues”, “Quando” e “Sara”.
Di recente si è parlato spesso di musica napoletana in relazione a testi che inneggiano, al contrario di quelli di Daniele, alla criminalità.
In molti hanno criticato negli scorsi mesi anche molti cantanti, napoletani e non, i cui testi sono giudicati violenti e irrispettosi. A finire sotto i riflettori, ad esempio, è stato Geolier, che ha replicato così: “Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male. Voglio dirgli che uscire soltanto per divertirsi con gli amici non è da deboli, che andare a scuola non è da scemi, che portare dei fiori a una tipa che gli piace non è una vergogna”, ha esordito.
“Io sono sempre stato come voi, capisco ogni vostra paura e il vostro punto di vista, era anche il mio fino a poco tempo fa. Non guardiamo per terra, i piedi e l’asfalto, vi assicuro che non è difficile alzare la testa e guardare in alto, il cielo, le stelle, dove tutto è bello anche se sembra inarrivabile. Anche io sono cresciuto nel rione dove parlare in italiano era da scemi, andare a scuola era da deboli. Ma il mondo non è questo”.
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