Oggi, 23 maggio, ricorre il 31esimo anniversario dalla morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.
Diverse le iniziative in programma a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone in ricordo della strage di Capaci del 1992 (trasmessa su Rai 1).
La premier Giorgia Meloni sarà in collegamento da Roma, insieme al ministro dell’Interno Piantedosi e 80 baby sindaci da tutta Italia.
Previsti nel pomeriggio due cortei in marcia sul capoluogo siciliano, che si ricongiungeranno in via Notarbartolo dove un trombettiere della polizia suonerà “Il silenzio” in memoria delle vittime, nell’ora dell’esplosione. Sono entrambi cortei di studenti, il primo promosso dalla ‘Fondazione Falcone’, il secondo dai sindacati studenteschi, con Cgil Palermo e associazioni del Coordinamento 23 maggio. Verranno portati anche degli striscioni colorati con scritte sulla lotta alla mafia.
Il ministro Piantedosi parteciperà all’apertura simbolica del cantiere per la realizzazione del museo “del presente” dedicato a Falcone, Borsellino e a tutte le vittime di mafia.
Nel palco centrale collocato all’esterno dell’aula bunker interverranno la sorella del magistrato, Maria Falcone, il procuratore capo di Palermo, il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il vice comandante dei Ros dei carabinieri Gianluca Valerio, il nuovo capo della polizia Vittorio Pisani, il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Il coro del liceo ‘Meli’ di Palermo canterà “Supereroi” di Mr. Rain.
Mattarella: mafia cancro della società civile
“Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità”. Questo il messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella, in ricordo della strage di Capaci. “L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire”.
“Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia. La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa” ha concluso Mattarella.
CNDDU: preservare e diffondere in ogni aula scolastica l’etica tramandata dalle vittime
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani onorerà, come ogni anno, la memoria dei caduti sui propri canali social.
La lotta alle mafie parte proprio dalla scuola. Educare i giovanissimi alla legalità significa renderli sempre più autonomi nello spirito critico, ma rispettosi dei diritti, delle norme giuridiche e delle libertà altrui.
È fondamentale preservare e diffondere, in ogni aula scolastica, l’etica e la moralità tramandate dalle vittime assassinate crudelmente dalle mafie. La violenza è alla base di ogni assassinio, ma la disumanità esemplare, tribalmente mediatica, intenzionalmente voluta dai boss di Cosa Nostra ha raggiunto vertici inusitati, scombinando dall’interno l’equilibrio delle forze governative, che hanno trovato una nuova stabilità, grazie, soprattutto, allo sdegno popolare: nella terra in cui la criminalità organizzata dettava le regole e vigeva l’omertà, migliaia di onesti cittadini si sono radunati in strada per affermare a testa alta, con coraggio e determinazione, l’affermazione di una società basata sulla legalità e la solidarietà.
Proprio da quello sdegno e da quella volontà di riscatto si deve ripartire, per creare una società diversa come la sognavano e sognano tanti martiri della legalità.
Il CNDDU invita ogni docente a unirsi alla “#IlVoltodellaLegalità” ideata dal nostro Coordinamento e che, nel corso dell’anno, ha sviluppato molte iniziative di carattere culturale e civico; inoltre invita i docenti a inoltrare gli elaborati di contenuto affine alla tematica proposta dei propri studenti all’indirizzo email ([email protected]).