Almeno uno studente delle superiori su dieci, alle soglie del diploma, avrebbe come desiderio quello prendersi un anno sabbatico dopo gli esami di maturità. A sostenerlo l’osservatorio “Dopo il diploma”, condotto da Skuola.net in collaborazione con Elis, realtà no profit specializzata nella formazione al lavoro, su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori. In particolare, si legge nelle conclusioni della ricerca, “la possibilità di vivere un “anno sabbatico” dopo il diploma è un’alternativa che sembra avere più successo tra chi proviene da contesti sociali medio-bassi (sale al 20%) e tra gli studenti maschi piuttosto che tra le studentesse”.
Il trend del cosiddetto “anno sabbatico”, continuano i ricercatori, è in costante ascesa: se nel 2021 solo l’11% del campione interpellato metteva in conto un periodo di pausa, un anno dopo era il 13% e ora rappresenta il 16%.
Inoltre, l’ipotesi “anno sabbatico” sembra trovare supporto anche con l’alto numero di adesioni per l’accoppiamento studio-lavoro post-diploma.
“Si tratta di una situazione paradossale – fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – in quanto una volta l’anno sabbatico era un lusso da ‘ricchi’, mentre ora sembra un ulteriore fardello a carico dei meno abbienti”.
“Questo perché la scuola sembra non essere capace di offrire sufficienti possibilità di realizzare esperienze di vita oltre lo studio o di completare nei tempi giusti il percorso di orientamento, in modo da essere pronti al futuro subito dopo il conseguimento del diploma”, conclude Grassucci.
L’idea dell’anno sabbatico torna, però, con una frequenza ormai costante, anche tra gli insegnanti: soprattutto tra chi, a fine carriera, con la fatica negli anni che comincia a farsi sentire e l’obbligo di rimanere al lavoro fino a 67 anni o già di lì, che desidererebbe “staccare” per un certo periodo dall’insegnamento.
La pratica dell’anno sabbatico, inoltre, sarebbe sicuramente bene accolta per i tanti insegnanti sottoposti a burnout, quindi ad una patologia più o meno evidente legata allo stress da “cattedra”.
Al momento, tuttavia, la norma non prevede che gli insegnanti possano assentarsi dodici mesi consecutivi dal loro ruolo continuando a percepire lo stipendio
A meno che non vi siano motivazioni familiari (ad esempio il ricongiungimento al coniuge che per motivi di lavoro si reca all’estero), che però comportano la sospensione automatica dello stipendio e anche dei contributi previdenziali.
Ta i congedi di lunga durata possibili e remunerati al 100%, anche per due anni non continuativi, esistono quelli richiedibili da coloro che assistono un familiare con grave disabilità in via esclusiva.
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