“Sbandierata come una sorta di rivoluzione copernicana destinata a produrre ‘magnifiche sorti e progressive’, la Buona Scuola è in realtà responsabile del grande caos che segna l’avvio di questo nuovo anno scolastico”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che denuncia come il Miur sia ancora in alto mare su tutte le procedure necessarie per il regolare avvio delle attività didattiche.
“Le riunioni dei Collegi dei Docenti e le attività connesse – spiega Di Meglio – rischiano di rivelarsi inutili se mancano i docenti assegnati alle scuole. Il ministero dell’Istruzione deve ancora concludere le operazioni riguardanti la mobilità, l’assunzione dei vincitori del concorso e la copertura con supplenze annuali dei posti residui. Ciò deriva dalla serie di errori provocati dall’applicazione della legge 107/2015, tra cui la fantasiosa assegnazione delle sedi da parte del misterioso algoritmo che il Miur si ostina a tenere segreto”.
“Di errore in errore, l’allucinante vicenda delle conciliazioni si è rivelata una toppa peggiore del buco, tant’è che numerosi insegnanti non sanno ancora in quale scuola prendere servizio. Inevitabili, dunque, le ricadute negative su studenti e famiglie. Una tale situazione di incertezza non si era mai verificata nella scuola, tutto merito – ironizza Di Meglio – della cosiddetta Buona Scuola che ha amplificato ulteriormente i problemi strutturali della macchina burocratica”.
“La protervia del Miur, poi, è tale che negli ultimi giorni l’Amministrazione ha cambiato le carte in tavola perfino per quanto riguarda il contingente di assunzioni dei docenti dell’infanzia modificando con un decreto ministeriale le percentuali, stabilite dalla legge, tra le graduatorie a esaurimento e quelle di merito. Un governo che non rispetta neppure le leggi approvate dal parlamento si commenta da solo”.
“Davanti a questa desolante realtà – conclude Di Meglio – esortiamo gli insegnanti, da oggi di nuovo a scuola, a mantenere la barra dritta consapevolmente e criticamente, senza cedere di fronte all’arroganza del Miur”.
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