Probabilmente siamo un Paese particolare, più si sale di livello nella gerarchia sociale e minori sembrano le capacità e le competenze per gestire la complessità del ruolo professionale che si esercita.
Forse è solo un’impressione, ma le ultime notizie sul concorso per dirigenti scolastici, che parlano di un annullamento in Lombardia degli atti relativi alle prove scritte del concorso per Dirigenti scolastici indetto con DDG del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 13 luglio 2011, fa riflettere e riflettere molto.
Già si dovrebbe riflettere se siamo un Paese che sappia distinguere il merito professionale dalla barbarie della “ raccomandazione “. Sono mesi che migliaia di docenti non si capacitano sulle procedure di un concorso giudicate a volte incomprensibili, a volte irregolari, a volte dolose. La regolarità e la trasparenza ( non quella delle buste ) degli atti amministrativi sono la forza deontologica e professionale di una nazione, sono il primo mattone di una casa del diritto e della democrazia.
La sentenza del TAR della Lombardia è chiara e inequivocabile, le buste in cui venivano inseriti i dati anagrafici dei candidati DS erano, sono e saranno sempre trasparenti, per cui la lettura in controluce dei dati anagrafici è un’azione indipendente dal tempo, ovvero è un’azione che si poteva fare, si può fare, e si potrà fare sempre, in qualsiasi istante di tempo passato o futuro che sia.
Siamo giunti a un precedente storico di questo concorso, perché se le buste sono trasparenti in Lombardia, lo dovrebbero essere anche in tutte le altre regioni in cui si è svolto il concorso: non ci sarebbe infatti un fornitore unico?.
Non è difficile intuire una serie di ricorsi ai vari TAR periferici, con motivi aggiunti che facciano riferimento alla sentenza del TAR della Lombardia, con una inevitabile complicanza delle procedure concorsuali su tutto il territorio nazionale.
Nascono, però, altri interrogativi: le buste in cui si sono inseriti i dati anagrafici nella prova preselettiva erano anche esse trasparenti? Se si, vengono spiegate le molte lamentele e i molti ricorsi, di quei candidati che non riconoscevano loro la scheda ottica attribuitagli. Insomma un concorso tutto da rivedere nel nome della correttezza procedurale.
A questo punto il problema non sta solo nel riammettere alcuni docenti ricorrenti o nel rifare l’intera procedura delle prove scritte, ma si dovrebbe focalizzare ( vedi associazione dei consumatori ) anche sull’imperizia organizzativa di un concorso, pagato con i soldi dei contribuenti, in altre parole dopo la sentenza del TAR della Lombardia, la questione deontologica del concorso DS non investe più soltanto i partecipanti alla prova concorsuale, ma coinvolge ogni cittadino contribuente del nostro Paese, che ha tutte le ragioni nel vederci chiaro su come vengono spesi i soldi delle sue tasse.
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