Doccia fredda per i partecipanti al concorso per dirigente scolastico dopo le recenti pronunce del Tar Lazio di annullamento della procedura concorsuale.
All’udienza del 2 luglio scorso infatti, dopo aver fatto una selezione preliminare dei ricorsi già pronti per la decisione e quelli che richiedevano ancora alcun passaggi procedurali (per i quali è stato disposto il rinvio alle prime udienze del 2020), il Presidente della sezione III Bis del Tar Lazio aveva preannunciato che due sentenze pilota sulla questione del concorso per dirigente scolastico erano già pronte ed avrebbero fatto da apripista.
In effetti, lo stesso pomeriggio sono state depositate due sentenze (la n.8655/19 e la n.8670/19) che hanno messo in subbuglio la scuola italiana, avendo disposto l’annullamento dell’intera procedura concorsuale.
Com’è ormai noto, il Tar Lazio ha ravvisato un profilo di illegittimità nella composizione della commissione di concorso tale da determinare l’annullamento dell’intera procedura (fatta salva la sola prova preselettiva) e la decisione ha creato innegabile scompiglio tra quanti, in assoluta buona fede, avevano affrontato e superato sia la prova scritta che quella orale, vedendosi quindi già virtualmente proiettati verso la dirigenza scolastica.
Altrettanta delusione ha determinato la decisione di annullamento anche nei confronti di gran parte degli stessi ricorrenti che, lungi dall’avere interesse a “far saltare il banco”, avevano soltanto censurato alcuni aspetti – certamente critici ed opachi della procedura – chiedendo che fosse rivalutata la loro prova scritta o, al più, che fosse consentito loro di ripetere la stessa.
Tutti delusi quindi, sia i ricorrenti che i vincitori.
Naturalmente non si è fatta attendere la reazione del Ministero e di alcuni vincitori del concorso che, tempestivamente, hanno proposto appello innanzi al Consiglio di Stato, chiedendo al Presidente la sospensione con decreto monocratico dell’efficacia della sentenza appellata.
A quanto risulta, il Presidente della VI sezione del Consiglio di Stato, competente in materia di contenzioso scolastico, ha ritenuto di prendere qualche giorno per valutare l’opportunità di sospendere in via d’urgenza la sentenza, in attesa della discussione innanzi al Collegio del ricorso in appello.
Si stanno organizzando in massa anche i docenti che hanno superato la prova scritta e l’orale del concorso, i quali ovviamente non hanno intenzione di restare a guardare ed intendono difendere le posizioni conquistate superando il concorso.
Un nutrito gruppo di essi, al momento circa 500 ma il numero è destinato ad aumentare di giorno in giorno, hanno già affidato l’incarico difensivo all’avvocato catanese Fabio Rossi, esperto in diritto scolastico, per tentare di ribaltare la decisione del Tar Lazio.
Abbiamo contattato l’avv. Rossi il quale ci ha riferito di avere già pronta la linea difensiva per affrontare l’appello innanzi al Consiglio di Stato.
In particolare, il legale ha individuato alcune irregolarità di natura processuale riguardanti il giudizio di primo grado che, a suo avviso, dovrebbero portare all’annullamento della sentenza di primo grado per via dell’inammissibilità del ricorso proposto innanzi al Tar.
Ancora sul piano processuale, l’avv. Rossi ritiene che la decisione del Tar di annullare in toto la procedura concorsuale sia andata addirittura oltre quanto effettivamente richiesto dagli stessi ricorrenti che, di fatto, non avevano chiesto l’invalidazione del concorso bensì la semplice ammissione al prosieguo della procedura.
Quanto al merito della vicenda, prosegue il legale, ove anche fossero esistite le denunziate cause d’incompatibilità rilevate dal Tar, le stesse non avrebbero mai potuto estendersi all’intera procedura concorsuale.
A tale erronea conclusione il TAR Lazio sarebbe giunto sulla base del rilievo che i commissari d’esame avrebbero formalmente preso parte alla seduta plenaria del 25/1/2019 in cui – secondo le sentenze del Tar – sarebbero stati approvati i “criteri di valutazione” del concorso mentre, in realtà, sono state predisposte soltanto le griglie di valutazione nell’ambito dei quadri di riferimento già predisposti dal Comitato tecnico scientifico; in ogni caso sarebbero atti di portata assolutamente generale che, come tali, non potrebbero dimostrare l’esistenza tra i commissari e i candidati di “un sodalizio di interessi economici, di lavoro o professionali talmente intensi da ingenerare il sospetto che la valutazione del candidato non sia oggettiva e genuina, ma condizionata da tale situazione” (come costantemente richiesto dalla giurisprudenza ammnistrativa).
Nei primi giorni della prossima settimana il Presidente della VI sezione del Consiglio di Stato dovrebbe esprimersi sulla domanda di sospensione delle sentenze appellate ed avremo, quindi, una prima indicazione, seppur sommaria e provvisoria, su quella che potrà essere la sorte del concorso.
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