Si conclude così il lungo e tormentato percorso che aveva visto l’emanazione dei decreti subito prima di Natale, la loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio e, a seguito della protesta generale, la prima sospensione il 7 febbraio con l’emanazione di un decreto del Direttore Generale del Personale che rimandava al 14 marzo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di nuove disposizioni. Ora la definitiva marcia indietro.
"Non si tratterà più di effettuare un maquillage di ciò che era stato definito – è il commento della segretaria della Cisl scuola Daniela Culturani – ora si individueranno modalità nuove e più trasparenti sul come effettuare la prova di valutazione".
"Il riconoscimento retributivo deve essere legato al complesso dell’impegno professionale che si svolge nella scuola – ha dichiarato il segretario della Uil Massimo Di Menna – siamo per l’annullamento di tutti i decreti attuativi relativi ai 6 milioni. Gli insegnanti non devono sostenere alcun esame: siamo contrari al rigido tetto del 20 per cento del corpo docente, chiediamo al governo l’impegno per lo stanziamento di nuove risorse per la scuola pubblica".
Anche lo Snals prende posizione: "Se mancano le risorse economiche per sostenere un reale processo di promozione professionale – si legge in un comunicato – diventa inevitabile la riapertura del confronto sul contratto e l’annullamento di tutte le prove concorsuali".
Cosa succederà ora? È presto per azzardare previsioni. Nel frattempo rimangono confermate le manifestazioni di protesta indette per il 17 febbraio da Gilda, Cobas, Unicobas-Scuola e Cisal.
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