I vice-presidenti di Anp Mario Rusconi e Lucia Cianfriglia, vanno all’attacco dell’accordo sulla mobilità siglato il 29 dicembre 2016 tra la Ministra Valeria Fedeli e i sindacati.
In particolare la Cianfriglia dalle colonne de “La Repubblica” sostiene che il suddetto accordo sulla mobilità fa tornare il nostro sistema scolastico indietro, ovvero non sarà più possibile per insegnanti e presidi scegliersi con la chiamata per competenze, che di fatto, sostiene la vicepresidente di Anp, avrebbe consentito ai docenti di mettersi in luce rispetto le proprie competenze.
L’esponente di Anp sostiene che così si smonta il meccanismo della chiamata diretta, che invece, sostiene sempre la rappresentante del sindacato dei Presidi, avrebbe consentito l’arrivo nelle scuole dei migliori professori. Con questa mobilità 2017/2018, secondo l’opinione della Cianfriglia, tornano al centro le esigenze dei docenti e non degli studenti che hanno diritto alla continuità didattica. Lo stesso concetto è stato ribadito da Mario Rusconi, nella stessa giornata, durante un confronto con il segretario generale Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, andato in onda su Rai Uno.
All’intervista su “La Repubblica” della Ds Licia Cianfriglia, rispondono, con un comunicato stampa i Partigiani della Scuola Pubblica, che sostengono la necessità di considerare lucidamente che non tutti i dirigenti scolastici sono egualmente all’altezza dei carichi di responsabilità che la legge 107/2015 attribuisce loro, per i quali non sono stati selezionati, né formati, quando hanno effettuato il concorso pubblico con il quale hanno ottenuto il ruolo, la dirigente scolastica Cianfriglia, con grande convinzione, rivendica per sé stessa e per i suoi colleghi la facoltà di poter scegliere i docenti con la più ampia discrezionalità.
È lecito quindi chiedersi, osservano i PSP, se la pretesa della vicepresidentessa dell’Anp di consentire ai dirigenti scolastici di scegliersi i docenti che più aggradano, non possa, come parallelo diritto consentire ai docenti di scegliere nelle proprie scuole i dirigenti “adatti” e non di accontentarsi di quelli che ‘capitano’, visto che dalla loro abilità gestionale dipenderà anche il loro futuro professionale.
Il principio fondamentale della “buona scuola”, è il parere dei Partigiani della Scuola Pubblica, va nella direzione dello stesso progetto di reductio ad unum istituzionale alla maggioranza politica di governo che si sarebbe voluto inserire anche in Costituzione, fortunatamente bocciato con il referendum del 4 dicembre 2016, applicato alla scuola statale.
Secondo i PSP, la dirigente Cianfriglia quando parla di “docenti migliori” si riferisce a coloro che sono maggiormente disponibili a lavorare gratis, assolvendo a tutti quegli oneri burocratici le cui responsabilità sono state scaricate sulle spalle dei presidi-manager.
Il comunicato stampa dei PSP si conclude sostenendo che chi ha concepito la scuola come un’azienda e il preside come manager vuole solo asservire questa istituzione a logiche che le sono del tutto estranee, quelle che privilegiano interessi di controllo e di potere, economici e logistici rispetto alla qualità della formazione degli studenti, generando più occasioni di profitto per i privati concorrenti.
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