Tutto inizia dagli esti del primo quadrimestre che, secondo quanto riportano talune agenzie, sarebbe stati poco lusinghieri, per causa della Dad ma anche, dice Giannelli nel corso di una intervista al Messaggero, “di una situazione complessa, in cui tenere conto delle condizioni ambientali e dei singoli docenti”, compresi “i motivi legati alle connessioni online, altre dove si è fatta sentire molto l’incertezza dello stop and go e altre dove invece le lezioni si sono svolte online senza troppi problemi. Uno scenario generale in cui si notano grandi diversità”.
Un modo per capire bene le condizione degli apprendimenti, secondo Giannelli, potrebbero essere le rilevazioni Invalsi. “Avvierei delle rilevazioni mirate, per vedere le competenze raggiunte fino ad oggi. Spero ci sia il modo di farle”, anche perché “in un certo senso direi che rappresenta uno strumento diagnostico non per dare voti, sia chiaro, ma per misurare lo stato di salute del sistema educativo. In sostanza non si tratta di far fare all’Invalsi le interrogazioni al posto dei docenti”.
Infatti, prosegue: “Ogni docente sa quali sono le lacune degli studenti ma con le lezioni a distanza non si vedono, restano i dubbi. Serve una diagnosi del sistema per decidere cosa fare”.
E dopo, se “Servono i recuperi, vanno affidati all’autonomia delle singole scuole e credo vadano fatti all’interno della didattica curriculare”. Auspico, dice ancora Giannelli al Messaggero, “di arrivare a giugno, quindi alla fine dell’anno, avendo già recuperato il più possibile le lacune e le carenze formative. Intendiamoci: qui non stiamo parlando solo di voti, dietro alle valutazioni c’è altro”, come il contrasto alla “povertà educativa. I recuperi non servono solo ai voti ma anche alle competenze dei ragazzi”.
Tuttavia, sulle chiusure delle scuole “deve essere chiaro che ciò comporta un prezzo sociale moto alto. Quindi la chiusura deve essere valutata solo se serve per evitare il peggioramento della pandemia: chiudere senza conforto di dati scientifici non è opportuno”, per questo l’Anp vorrebbe che “il personale scolastico debba rientrare nelle fasce di priorità”, cosicché “tutta la popolazione scolastica entro giugno sia vaccinata. In quel modo il prossimo anno scolastico potrebbe partire in sicurezza”.
In ogni caso, l’augurio è di avere tutti i docenti in classe già dal primo giorno del prossimo anno scolastico, ma “servono riforme strutturali per arrivare a una soluzione. Confidiamo negli obiettivi del nuovo governo. Vale la pena ricordare che alla fine dell’anno scolastico in corso andranno in pensione altre 30mila persone, è così ogni anno: quindi la situazione si aggraverà”.
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