Quasi al termine del previsto periodo di consultazione nazionale, il MInistro ha voluto incontrare anche le OO.SS. rappresentative del comparto e dell’area V per un confronto sul documento governativo “La buona scuola”.
– l’esigenza di una coerenza d’insieme nell’azione di Governo e Parlamento: non si possono enunciare intenzioni condivisibili in un documento politico di grande impegno e contemporaneamente scrivere nei disegni di legge che vanno in Parlamento norme che vanno in direzione opposta. Si vedano, in particolare, ma non solo, quelle che incidono ulteriormente sulla consistenza del MOF e quelle che – sopprimento esoneri e semiesoneri per i collaboratori del dirigente – rendono ancora più problematica la gestione organizzativa della scuola e, di conseguenza, la sua possibilità di essere “buona scuola”;
– l’esigenza di pervenire in tempi brevi all’emanazione di un nuovo Testo Unico delle norme sull’istruzione: che è la sede appropriata anche per sfoltire il troppo, il vano e l’inutilmente complicato che attualmente affolla e rende scarsamente leggibili i compendi normativi. Molto più appropriata della campagna di “televoto” lanciata per abolire le 100 norme più “inutili e fastidiose”. Nessuno che conosca il mondo delle istituzioni può pensare che quella sia la strada per individuare le norme da eliminare, ma non è neppure giusto lasciar credere che lo sia;
– l’insufficiente chiarezza concetttuale con cui è trattato nel documento il ruolo del dirigente ed il suo bilanciamento fra responsabilità gestionali e responsabilità educative. Il testo sembra ignorare un dato di fatto: che le uniche – e sempre più numerose responsabilità effettive che l’ordinamento individua in capo al dirigente (cioè quelle sorrette da sanzioni) – sono di ordine amministrativo e gestionale, a volte solo per violazioni di ordine formale. Il livello e la gravità degli insuccessi formativi di una scuola non vengono mai fatti oggetto di rendicontazione e di analisi. Il che è molto più eloquente di molte alate parole sul profilo reale che il sistema assegna al dirigente scolastico;
– conseguenza di questa scarsa chiarezza concettuale – oltre che esempio di insufficiente coerenza di sistema – è il voler tener fuori il dirigente scolastico dal ruolo unico della dirigenza pubblica con l’argomento che la sua dirigenza avrebbe un contenuto prevalentemente “professionale”, cioè legato agli atti dell’istruzione, e nello stesso tempo il chiamarlo a rispondere in concreto per tutt’altro.
Nella replica il Ministro ha mostrato di aver apprezzato il tono e gli argomenti utilizzati da Rembado e si è ripromessa di approfondire le diverse questioni toccate.