La chiamata diretta, che doveva essere la novità più importante della Buona Scuola, si è invece trasformata in uno degli elementi più contestati della riforma. Per Giorgio Rembado, presidente ANP, è “un’opportunità” mentre da più parti piovono richieste per la sua eliminazione, inserita anche nella trattativa per il rinnovo del contratto docenti. In molti auspicano un ritorno al sistema di selezione basato su punteggi e graduatorie.
Il presidente uscente e candidato a candidato a guidare ancora per tre anni l’Anp, lo dice a chiare lettere alla Tecnica della Scuola: “La chiamata diretta è una grande opportunità se affidata alla competenza e alla serietà dell’istruttoria preventiva da parte della scuole, affidando il compito della decisione al dirigente”, ha spiegato Rembado a margine dell’XI congresso nazionale del sindacato in corso di svolgimento a Roma.
“E’ il modo per mettere insieme le competenze professionali dei docenti con gli obiettivi formativi degli istituti scolastici. Quindi non dovrebbe essere riferita soltanto ad un gruppo di docenti ma a tutti i docenti delle singole scuole”.
I numeri di quest’anno però evidenziano che nelle operazioni di trasferimento sono stati individuati dai presidi meno del 30% dei circa 12mila insegnanti finiti negli ambiti territoriali (poco più di 3.300). Inoltre tra i docenti neo-immessi in ruolo la chiamata diretta ha interessato meno della metà delle persone (12.976 docenti sui complessivi 27.388 assunti al 13 agosto).
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