Procede in Parlamento il percorso per la conversione in legge del decreto n. 70 del 13 maggio scorso (il cosiddetto “decreto sviluppo”) il cui articolo 9 è interamente dedicato alla scuola e sul quale, nella giornata del 31 maggio, la Commissione Cultura della Camera ha svolto anche alcune audizioni.
Perplessità molto significative sono state manifestate dall’Associazione nazionale presidi su diversi punti del provvedimento.
Per quanto riguarda il Piano triennale di assunzioni, per esempio, l’Anp ha rilevato che “il provvedimento manca ancora una volta di inserirsi in un’ottica autonomistica, in applicazione cioè delle norme ormai decennali che riguardano l’affermazione e lo sviluppo dell’autonomia delle scuole”.
Il sindacato di Giorgio Rembado osserva infatti che “non si prefigura nel dispositivo di legge alcun ruolo delle scuole riguardo all’individuazione ed all’assunzione del personale utile al loro funzionamento ed, in particolare, al rispetto della loro progettazione educativa; inoltre non si delineano procedure né si danno indicazioni per modalità di selezione e di valutazione del personale da assumere”.
Sulla questione l’Anp sembra avere le idee ben chiare: “E’ ora che le scuole abbiano spazio per l’assunzione di personale adeguato ai progetti che elaborano che non dovranno più essere affidati per caso a chi “capita” in servizio l’anno successivo, secondo meccanismi automatici e assolutamente estranei a logiche di qualità, di competenza o di merito”.
Quanto alla norma contenuta nel comma 21 dell’articolo 9 sull’obbligo di permanenza in servizio degli insegnanti nominati a tempo indeterminato, l’Anp fa osservare che per esplicare davvero effetti positivi tale disposizione dovrebbe riferirsi non alla provincia di servizio, come previsto ora, ma alla singola istituzione scolastica: “Legare l’inamovibilità temporanea ad una circoscrizione territoriale (la provincia, ma sarebbe lo stesso qualora fossero stati il comune o il distretto scolastico) – sottolinea l’Anp – non tutela quindi il diritto degli alunni alla continuità, ma solo quello dei docenti ad una mobilità territoriale sganciata da qualsiasi progetto formativo”.
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