Il documento con cui i sindacati rappresentativi invitato i collegi dei docenti a “disapplicare” la legge 107 non piace affatto all’Anp che oggi ha diramato un comunicato particolarmente duro.
Il documento di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – ironizza l’Anp – è certamente “unitario” in un senso preciso: “unisce le forze sindacali del comparto in nome dell’unico principio che sembra ancora capace di ispirarle e cioè la pregiudiziale opposizione a qualunque cambiamento dello status quo”.
Prosegue il comunicato: “Tutti dovrebbero sapere – e i dirigenti scolastici certamente lo sanno – che una legge promulgata è efficace e va applicata da tutti i cittadini della Repubblica fino a quando rimane in vigore. Siamo quindi pronti ad attendere le pronunce della Suprema Corte, senza nutrire le stesse granitiche certezze dei sindacati in questione. Se, e quando, tutta la legge o parte di essa dovessero non superarne il vaglio, ci atterremo alla nuova situazione che si venisse a creare. Fino a quel momento, è dovere di tutti – e nostro in primo luogo – “rispettarla e farla rispettare”, secondo il precetto costituzionale. Ed in tutte le sue parti”.
Ma c’è anche una questione più tecnica sulla quale l’Anp non fa mancare il proprio punto di vista e riguarda proprio l’invito rivolto dai sindacati del comparto ai docenti del comitato di valutazione di “astenersi dal formulare criteri per l’attribuzione del bonus, qualora non siano frutto di una condivisione all’interno del collegio dei docenti e della necessaria intesa in contrattazione di istituto”.
I sindacati del comparto, osserva l’Anp, dovrebbero sapere che “quando un soggetto si astiene dal fornire le indicazioni o i criteri che la legge gli richiede di formulare – l’organo esecutivo ne può prescindere per procedere a quanto di sua competenza” (in altre parole in assenza di criteri, il dirigente scolastico può ugualmente adottare i provvedimenti conseguenti).
Le osservazioni dei dirigenti dell’Anp sono piuttosto polemiche: “Quale esempio si pensa di dare alle giovani generazioni che nella scuola vengono formate ed educate alla cittadinanza? che le leggi si applicano solo se assecondano le nostre opinioni o i nostri particolari interessi? Sorprende che persone le quali sostengono di appartenere al mondo della scuola e di rappresentarlo mostrino di ignorare la regola fondamentale che sorregge ogni patto sociale: e cioè l’obbligo di rispettare la legge e di attuarla pienamente anche quando non la si condivide”.
Ma c’è di più: i firmatari del documento unitario vengono accusati anche di “usurpare una rappresentanza dell’interesse generale che nessuno gli ha attribuito”.
E per concludere: “Nella più benevola delle ipotesi, i firmatari sono legittimati a rappresentare gli interessi dei docenti: e non siamo neppure sicuri che questo sia del tutto vero. Ma certamente non rappresentano quelli dei genitori e degli studenti: men che meno quelli dell’intero Paese, che paga un prezzo elevato per un servizio di istruzione messo irresponsabilmente a rischio.
Piaccia o non piaccia, l’interesse generale ha altre sedi costituzionali di rappresentanza: in primo luogo quel Parlamento cui spetta legiferare e contro il quale viene implicitamente lanciato l’invito alla delegittimazione ed alla disobbedienza. Ancora un elemento su cui riflettere, soprattutto quando a rendersene attori sono coloro che dicono di rappresentare gli educatori ed i maestri dei nostri giovani”.
Con decreto 231 del 15 novembre 2024 sono stati stanziati 267 milioni di euro, per…
Quante volte gli studenti insieme a docenti e genitori si trovano ad affrontare il momento…
Una storia particolare quella di un docente di 32 anni che, per insegnare, si è…
Con un parere ampio e accurato il CSPI interviene sullo schema di ordinanza ministeriale che…
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato oggi il decreto che stanzia…
Una storia che ha quasi dell'incredibile: un docente precario è stato finalmente assunto in ruolo…